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martedì 8 settembre 2015

Ritorno a casa

Partito il 21 luglio da Pavia, sono andato in Calabria, dove mancavo da tanto tempo. Ho trascorso 41 bellissimi giorni di vacanza a Strongoli, anche se il caldo intenso ha un po' frenato il mio desiderio di far visita a tutti i miei amici e parenti e di muovermi per rivedere i luoghi della mia infanzia.
Non importa, sarà per la prossima volta.

Non è mai troppo tardi per vivere i propri sogni


Le margherite - un nuovo disegno di Guy De Jong

Cerca l'amico

Cerca l'amico quando sei solo senza fiato
vedrai che nessuno ti ha veramente scordato.
Ti ho chiesto molte volte dov'è la tua strada
anche se tu non sai veramente dove vada!

Forse dubiterai di trovare un vero compagno
e l'assenza per te rimarrà un grande sogno
prova però ad attendere il solitario cuore
vedrai che nascerà un profumato fiore!

Guarda nel mondo cerca ancora una volta
e non sembrerà una faccenda stolta
chi crede e veramente crede
l'amicizia sarà vaga chimera.

Porto a spasso il mio corpo randagio su una
strada
sassosa di notte. Fra lievi volute di fumo
e una suite di Bach in lontananza i fari
d'un auto invadevano
il buio momento dall'altra via a tratti
il silenzio. Passa un gatto gli occhi spaventati
fugge tra l'erba.
La finestra d'un palazzo in alto
si spegne per il sonno di chissà chi.
E sonnolento ma in un angolo frugò
in mezzo ad un cumulo di stelle.

Armando

giovedì 27 marzo 2014

Alle mie sorelle


Onde leggiadre
sul mare disteso
accarezzate dal cielo
per la gioia pura
di una danza in casa.
A. B.


Ricordi fluttuanti - Guy De Jong

Purtroppo, le mie sorelle non ci sono più da tanti anni, ma io conservo ancora un bellissimo ricordo della loro presenza che spesso riaffiora nei miei pensieri.
Questi immagini della mia giovinezza per me sono molto forti e nitide, più di quello che vivo adesso in questa fase della vita che per certi versi è meno intensa, ma che  comunque sono felice di sperimentare e che apprezzo molto perché mi permette di capire meglio il mio passato.




lunedì 20 gennaio 2014

Un pensiero alla terra dove riposano i miei cari

San Giorgio Morgeto - Reggio Calabria
(Panorama da Mezzogiorno)

Giuseppe Prenesti era il padre di mia madre, mio nonno. Era originario di San Giorgio Morgeto, un comune sulle colline dell'entroterra calabrese, in provincia di Reggio Calabria.
Rosario Bruzzesi, mio nonno paterno era di Polistena, un paese a pochi chilometri da San Giorgio. Rosario ebbe 11 figli e visse fino all'età di 105 anni, era un pirotecnico esperto che produceva fuochi d'artificio per le feste della zona; purtroppo sua moglie, mia nonna, morì a causa di uno strano incidente, qualcuno gettò un mozzicone di sigaretta proprio in un cesto dove erano state messe alcune bombe prodotte da mio nonno.
Ho conservato questa vecchia cartolina come ricordo della mia terra, avrei il desiderio di vedere ancora una volta questi posti dove ho trascorso la mia infanzia, ma talvolta sento un richiamo ancor più forte, verso i miei cari defunti e per questo ho scritto una poesia in cui sento le voci dei morti che mi chiamano a loro.

Il richiamo dei morti

Mi chiamano i Morti
mi invitano: <Vieni
riuniamoci ancora
c'è tanto da dirci
vedessi che bello
lo stare tra noi!
Bellezze impreviste
c'è luce stupenda
c'è pace operosa.
C'è gioia d'amare
in libero dono.
Non c'è paragone
col tempo di prima
sovrana è la vita
per tutti e ciascuno.
Nessuno si stanca.
Nessuno.>

Armando Bruzzesi

domenica 22 settembre 2013

Il Museo della Macchina da Scrivere conserva la mia vecchia Olivetti

Gli strumenti per scrivere non sono fondamentali per un poeta, a me basta un foglio di carta qualsiasi ed una matita vecchia, l'importante è scrivere. Come forse avrete già avuto occasione di capire osservando alcune riproduzioni degli originali che talvolta pubblico in queste pagine, quando mi faccio cogliere dall'estro creativo scrivo sul primo pezzo di carta che mi capita sottomano per fermare le idee ed, in seguito, rielaborarle un pochino quando lo ritengo necessario, ma capita che certe volte la prima stesura sia quella buona e poi serva solo trascrivere ciò che si è fatto. 
Da ormai più di 20 anni un mio caro amico mi aiuta a trascrivere le mie opere con l'ausilio del computer, anche per riordinare tutto e poi consegnare il lavoro salvato alla tipografia, ma anch'io come tutti gli scrittori ho usato una macchina da scrivere che circa 4 anni fa ho deciso di donare ad un museo molto particolare ed unico in Italia.
Umberto Di Donato è un ragioniere che ha capito l'importanza di raccogliere strumenti meccanici per la scrittura già tanti anni fa, addirittura nel 1959. All'inizio era una passione dettata forse da una forma di gratitudine verso degli apparecchi che utilizzava, come tantissime persone a quei tempi, per lavoro; col tempo la ricerca sistematica di pezzi rari diede vita ad una vera collezione, ora famosa nel mondo. Il Museo della Macchina da Scrivere nacque il 17 novembre del 2007, quando Umberto ritirò da un amico un negozio a tre luci in via Luigi Federico Menabrea, 10 a Milano ed iniziò ad esporre pubblicamente le sue amate macchine per la scrittura.

Umberto Di Donato s'affaccia all'ingresso del suo museo

Nel Museo della Macchina da Scrivere, tra tanti pezzi rari, ci sono gli strumenti utilizzati personalmente da personaggi importanti, come scrittori, giornalisti, parlamentari, professori ed anche la macchina da scrivere di un umile vagabondo, ovvero la mia vecchia Olivetti Et Compact 60, una macchina elettrica molto facile da usare ed abbastanza silenziosa.

La mia Olivetti Et Compact 60

Umberto ha raccolto negli anni più 1200 apparecchi per scrivere, non sono tutti esposti al museo perché manca lo spazio per farlo e molti  pezzi doppi vengono prestati per eventi o manifestazioni di vario tipo organizzate dal museo o da altri.  Per me è un onore ed un piacere vedere la mia Olivetti esposta, insieme ai miei libri, tra tante macchine che hanno contribuito a velocizzare la scrittura, divulgare tanti documenti e rendere più chiari i contenuti di quello che si ha da dire. 
Negli anni, in tanti hanno buttato in discarica quelli che, dopo l'avvento del computer erano considerati soltanto degli strumenti obsoleti, ma che adesso sono diventati rari e ricercati anche da altri musei pubblici che non hanno avuto la stessa lungimiranza di Di Donato.
Perfino il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano ha proposto di acquisire (a zero euro) la collezione personale di Umberto, ma lui pur avendo tante spese per questa sua passione ed offrendo a tutti i visitatori l'ingresso gratuito al suo museo, ha declinato una tale proposta e prosegue unicamente con le proprie forze economiche, coadiuvato da alcuni volontari che ricevono i visitatori, a tenere aperto uno spazio unico in Italia che di recente ha fornito 64 macchine da scrivere ad una produzione di raicinema che per titolo aveva nientemeno che: "Olivetti, la forza di un sogno". E' un po' triste che nemmeno la Olivetti abbia saputo conservare le macchine prodotte nei propri stabilimenti, ma così vanno le cose nel nostro paese, se non fosse per l'iniziativa privata di qualche individuo dalla mente sveglia, ben poco rimarrebbe nel tempo delle opere dell'ingegno italico.

Il Museo di Umberto Di Donato è un luogo molto interessante sul quale vorrei ritornare in futuro per raccontarvi meglio dei pezzi qui conservati ed esposti; per ora posso dirvi che tra le macchine da scrivere esposte troviamo la Odell del 1887; la Williams 1 Curved del 1891 della quale furono costruiti solo 1650 esemplari; la Blockenasderfer del 1895; la Mignon AEG del 1903; la Perkins Brille della fine del 1800 per non vedenti. Molte macchine commemorative, speciali, come un apparecchio per scrivere in codice braille, o altri strumenti usati per scrivere in diversi alfabeti come l'alfabeto ebraico, l'arabo, il cinese e il cirillico. Non mancano altre preziose curiosità come macchine da scrivere giocattolo, o calcolatrici meccaniche di inizio 1900, o apparecchi di vario tipo, come proiettori cinematografici, macinini da caffè e macchinette per la compilazione delle schedine della sisal.

Se avete intenzione di visitare il museo di via Menabrea 10, potete farlo nelle giornate di apertura: martedì, venerdì e sabato, dalle 15 alle 19. Oppure potete fissare un appuntamento telefonando ad Umberto Di Donato al seguente numero di telefonia mobile: 347.8845.560

Armando Bruzzesi 



domenica 8 settembre 2013

Il giardino del re di Marco Mariani

Quasi una quindicina d'anni fa, avevo conosciuto un ragazzo simpatico e di belle speranze che aveva anche una bella voce ed il sogno di approdare a Sanremo con una sua canzone. La canzone si intitolava: "Il giardino del re" ed era dedicata ad un clochard poeta di strada di Pavia ed io ero quel re. Non ho più saputo nulla di Marco, l'ho perso di vista, ma ho ritrovato un ritaglio di giornale che mi ricorda di lui. Io sono un po' disordinato, ma spesso cose che sembravano andate perdute riaffiorano improvvisamente nel vortice dei ricordi dimenticati. 
Caro Marco, ti ringrazio per aver pensato a me con la tua canzone che purtroppo non ho mai sentito, ma che certamente sarà stata molto bella. Spero di ritrovarti un giorno e di sapere che tu sei felice e che la vita ti ha riservato tante belle cose. Un caro saluto dal re dei barboni.


Sanremo 2000

Il Festival di Sanremo presentato da Fabio Fazio era quello della cinquantesima edizione, nel 2000. Marco Mariani aveva 24 anni, veniva da Albese con Cassano, una località tra Como e Erba, e svolgeva un'attività artigianale. Il giovane cantante all'epoca era accompagnato dalle chitarre  di don Luigi Piscitelli e Paolo Noseda. Al basso c'era Roberto Vesnaver, al sax Igor Mariani ed alla batteria Simone Barbieri. Il manager era Edo Contatore per l'agenzia Arcadia di Francesco Andreoli.


lunedì 26 agosto 2013

Passato

Un giorno pensavo
ad altro, cose da
bambini ma,
adesso ti ho
incontrato e penso
solo a te.

Armando Bruzzesi re dei barboni

In una cabina per fototessere con Manuela


Ultime copie disponibili in formato cartaceo

sabato 17 agosto 2013

Invocazione

Nei momenti difficili può essere utile sapere cosa dire per allontanare il Maligno dalla nostra strada e dalla vita dei nostri cari, Vi propongo una formula breve, facile da tenere a memoria, efficace in ogni occasione.


Nel nome del Padre
Celeste
e dello Spirito Santo
Ti ordino Satana
d'andartene nel tuo regno
e lasciare in pace
questa terra
creata e benedetta da Dio.

Armando re dei barboni


Sono un'icona di Pavia

A Pavia tutti mi vogliono bene, qui sono in piazza della Vittoria




Le mie opere disponibili in formato cartaceo


domenica 26 maggio 2013

Una bella giornata sul lago di Como con Guy De Jong

Abbiamo ritrovato i provini di un paio di rulli fotografici contenenti alcune immagini scattate qualche anno fa, quando Guy, Walter ed io ci siamo incontrati a Tremezzo ed abbiamo pranzato sul Piroscafo Bisbino.



Guy ci ha portato in alcuni posti dove sono esposte alcune sue opere e poi siamo stati a casa sua dove, in giardino, lui mi ha fatto un ritratto espressionista al carboncino.



Aggiornamento del 15 agosto 2013:
Ultimamente, risistemando un po' di cose, sono ricomparsi anche i negativi dai quali avevamo tratto questi provini e così, per rendere le immagini più leggibili abbiamo pensato di fare qualche nuova scansione e pubblicare gli ingrandimenti in questa pagina.

Questo era il panorama che si poteva osservare dal giardino di Guy

Io e Guy a bordo del piroscafo Bisbino

Guy ha appena terminato di farmi un ritratto espressionista

 Guy ci mostra una delle opere esposte in un Grand Hotel sul lago di Como

Una giovane amica mostra con orgoglio un capo disegnato da Guy


martedì 14 maggio 2013

Cuore d'oro

Martedì 10 novembre 1998 "Il Giorno" riprendeva la notizia di un mio gesto che ha destato sorpresa in molte persone.


La stessa notizia è stata riportata anche da un settimanale nazionale e da un'altra rivista di grande diffusione.



Un saluto a tutti



martedì 30 aprile 2013

Biglietto da visita

I tempi d'oro quando faceva il poeta di strada in Riviera
<Io? Sono il re dei barboni> E ti lascia il biglietto da visita


Pavia - Tutti lo conoscono come "il re dei barboni": amici, nemici, estimatori della sua arte, volontari delle mense dove va a mangiare. D'altronde, c'è anche scritto sul suo biglietto da visita: <Armando Bruzzesi, re dei barboni>. Seguono l'effige della corona (altrimenti, che re sarebbe?), una brevissima riflessione filosofica sul destino e una casella postale per indirizzare l'eventuale corrispondenza.
<Chi sono? Sono un poeta da strada - racconta di sé Armando Bruzzesi - Giro il mondo. Ogni tanto mi fermo e scrivo sul marciapiede col gessetto le mie poesie. A volte le canto al pubblico. Quando piove le ricopio sopra un cartoncino e le espongo in modo che i passanti le possano leggere>. Il re non chiede mai soldi. Ma se qualcuno gli lascia cadere un biglietto da mille lire  nel cappello, sorride e  ringrazia con un piccolo inchino.
Armando Bruzzesi ha 66 anni (nel 1995 Nota di WDM), ed è a Pavia ormai da diversi anni, ma ha girato parecchio. Se gli chiedi dov'è stato prima di giungere in riva al Ticino, ti consegna un pacco di articoli di giornale che parlano di lui. Il periodo d'oro risale all'estate del 1993, quando faceva la spola tra Bordighera e la Costa Azzurra. Proprio sul lungomare Argentina della città dei fiori, meta di tante teste coronate della belle époque, Armando Bruzzesi aveva trovato il suo habitat naturale.
Le cronache dell'estate di due anni fa parlano di un memorabile incontro tra il re dei barboni, giunto da Pavia, ed il Principe Giorgio I di Seborga, capo a furor di popolo del borgo alle spalle di Bordighera (un paesino che rivendica il privilegio dell'extraterritorialità, in base ad una tradizione secolare). Bruzzesi era venuto a rendere un doveroso omaggio a Giorgio I nel giorno della sua incoronazione: ne era seguito un incontro ufficiale con tanto di discorsi e brindisi. Per raccontare il resto della sua storia bastano poche righe. Armando Bruzzesi è nato il 17 giugno 1929 a San Calogero, in provincia di Catanzaro. Figlio di un carpentiere e di una casalinga, ha altri sei fratelli e sorelle. Sposato, separato, ha un figlio colonnello medico, ha lavorato come agente di commercio. Poi ha deciso di mollare tutto ed ha scelto la strada.
<Sono arrivato nudo e nudo voglio andare. Se anche dovessi diventare ricco con la pubblicazione del mio libro di poesie, non abbandonerò mai la strada: ormai è diventata la mia  casa>. E conclude nell'unico modo possibile: cantando una sua canzone davanti ad un bicchiere di vino nella mensa dei frati. P. Fiz.


Re dei barboni
(Canzone)

Un violino e un calice vuoto sul tavolino
il re dei barboni vestito di cenci
canta un’antica canzone.

Canta e suona il violino
canta come un bambino.

C’è vita in un bambino
com’è grande l’amore.

C’è vita in un uomo
com’è grande il suo destino.

C’è vita in un albero
com’è grande la natura

perché se sei sicura
la vita è per te.

Lui va a dormire su un vecchio vagone
sogna di quel grande amore lontano
sogna di essere tante persone
mentre le stelle gli danno la mano.


da: Fiori e Pensieri

La prima fotografia che WDM mi ha scattato alla stazione FS di Bovisa.


Per chi volesse sentire la canzone dalla mia voce, è possibile collegarsi a questo filmato.







Minga Ball (Non sono storie)

Maurizio e Armando

Maurizio, in una clip video, ci racconta un fatto che è accaduto un paio d'anni fa, ma del quale sono venuto a conoscenza solo da poco tempo; il mio amico era partito da Piacenza, diretto alla volta di Modena per farsi otturare un dente da mio figlio.
Io ho avuto una vita abbastanza movimentata, in cuor mio ho sempre aspirato a diventare un  poeta e così, dopo che le cose mi stavano andando abbastanza male, ho abbandonato tutto per vivere sulla strada. Adesso è complicato spiegare per quale motivo anni prima avevo lasciato mia moglie e mio figlio andandomene di casa, a volte le famiglie si mettono di mezzo alla vita delle coppie e fanno peggio di quanto già non accade tra marito e moglie; la libertà comporta un grande prezzo da pagare ed io penso di non essermi sottratto a questo costo.
Mi dispiace che mio figlio abbia sofferto per causa mia, ma lo capisco se oggi ha deciso di non volermi rivedere.


lunedì 29 aprile 2013

Più che un conte un contadino...

Racconto per chi vuol ascoltarmi

Nella vita mi sono capitate tante cose, alcune belle ed altre non dico fastidiose, ma forse un po' spiacevoli, sono sempre stato in mezzo alla gente, sia perché mi piace stare in compagnia ed anche perché ho sempre svolto attività a contatto con il pubblico. Quando si conoscono tante persone, inevitabilmente si conoscono anche tante donne, ho sempre avuto rispetto per tutti, ma qualche volta si è presentata qualche situazione delicata, voglio raccontarvi in un breve filmato cosa mi è successo tanti anni fa in Sardegna.
Tante donne volevano scappare via con me credendo che io potessi offrire loro quell'ideale di uomo libero e sincero che vive d'arte e dei propri sogni. Forse, ho sempre colpito la fantasia delle donne più romantiche col mio modo di vivere e di parlare ed ultimamente questa idea si è ben manifestata nelle mie poesie, ma io non ho mai approfittato di questa mia strana influenza, sono un uomo che ha amato profondamente e non mi hanno mai interessato le avventure di poco conto.
Forse, un giorno vi racconterò della donna che ho amato e per la quale ho conosciuto un grande dolore, so che c'è chi è interessato anche a queste cose perché pensa che la mia vita abbia avuto una svolta per ragioni sentimentali; è passato tanto tempo, rivivrei la mia vita così come l'ho vissuta, sono arrivato qui nudo e voglio andarmene allo stesso modo. A.B.




sabato 27 aprile 2013

Senza nome né data (riflessioni sulla morte di un senzatetto)

Armando ieri mi ha detto che quando muore un barbone, un uomo che non ha niente e nessuno che lo reclami, il suo corpo viene sepolto, ma la tomba non avrà nome né data.
Sabato 20 aprile è morto Enzo Ingrassia, lui sosteneva d'essere parente di Ciccio Ingrassia, forse era un suo vezzo sostenere una cosa del genere, oppure perché no, poteva essere veramente così. Io l'ho visto 6 o 7 volte nei vari ambienti frequentati da chi non ha dove andare, né di che vivere; gli ho fatto delle foto perché era una persona gentile e sempre di buon umore, o forse quando l'ho incontrato gli girava bene, non so, fatto sta che mi sembra triste che un uomo muoia da solo in un ospedale senza che un amico o un familiare lo assista o lo saluti per l'ultima volta. Sembra che Enzo sia stato in coma per alcuni giorni prima di morire e che probabilmente non si sia nemmeno accorto di quanto gli stava accadendo.
Era il tipo di persona che non si preoccupava molto di ciò che faceva e questa cosa, spesso, fa combinare molti guai a tutti. Era pieno di vita e di forza, infatti aveva lavorato anche come muratore, grazie a suo "zio", il re dei barboni, che aveva garantito per lui, ma poi Enzo non riusciva a resistere e se ne andava via perché una vita "normale" non era la sua storia. La cosa che più mi aveva colpito era la sua allegria nel raccontare quanto gli era capitato dopo che aveva, in compagnia di alcuni complici, compiuto una cosa di cui non mi sembrava troppo dispiaciuto, se non per il fatto di non essere riuscito a godersi il frutto del suo "lavoro" per un'ironia della sorte che lo aveva portato a fermarsi con l'automobile nel posto sbagliato. Questa storia comunque comparirà nella sua interezza, riportata dalla persona che ha compiuto l'azione in questione, nel documentario che parla di Armando, dei barboni, e delle persone che abbiamo incontrato in questo viaggio che riguarda la sua vita, e per i momenti che lo accompagno, un po' anche la mia.
Armando mi ha detto che Enzo aveva sposato una sua lontana nipote e per questo si riferiva a lui come ad uno zio, poi l'unione era andata male ed ognuno aveva preso la sua strada, ma Enzo era contento che nonostante non avesse più a che fare con una donna in qualche modo imparentata con Armando, quest'ultimo si era comunque mostrato sempre amichevole con il "nipote acquisito".
C'è stato un momento, intorno al 2006-2007, che Enzo non aveva dove andare e così si era stabilito a casa di Armando, solo che dopo un po' questo uomo abbastanza irrequieto aveva pensato che si sarebbe sentito più libero in quell'appartamento mandando via il legittimo locatario e fu così che Armando passò nove mesi, circa, ospite dei Sinti. Poi, in qualche modo, gli amici di Armando convinsero Enzo ad andarsene, il poeta tornò a casa sua ed Enzo si tenne a distanza, continuando a frequentare  le panchine di viale Matteotti. 
A febbraio, fui abbastanza sorpreso di rivederlo in casa di Armando, come se niente fosse.
Naturalmente, l'esperienze negative passate dal poeta ed i mille consigli datigli non sono valsi a nulla, ancora una volta Armando si è sentito in dovere di fare tutto il possibile per una persona in difficoltà che aveva chiesto il suo aiuto. Armando è fatto così, non c'è modo che possa cambiare, tante volte antepone i bisogni degli altri alle proprie esigenze o necessità ed anche se si trova in difficoltà, raramente ti chiede esplicitamente di dargli cosa gli serve. Nel breve link filmato posto alla fine di questa pagina si desume che Armando aveva già rincontrato Enzo, dopo che questi aveva occupato il suo appartamento, addirittura lo aveva preso con sé in un suo viaggio in Liguria, anche se la cosa, molto probabilmente, gli aveva creato più disagi che vantaggi. A parte la confusione che spesso si crea con le date e la successione degli avvenimenti, spesso Armando nasconde o non dice le cose per difendere la sua libertà d'agire e di pensare, temendo forse di non essere compreso nelle sue decisioni e nel suo modo di vivere. Come tutti, è una persona piena di contraddizioni, a volte sbaglia sapendo di sbagliare, però alla lunga è difficile dire che umanamente abbia preso delle decisioni sbagliate quando si tratta di prendersi cura di chi è in difficoltà. Le vite di molte persone sembrano essere condotte soltanto in maniera di cercare il sistema migliore per autodistruggersi, non si sa bene se un giorno in più od in meno in mezzo alle altre persone possa veramente essere un buon risultato oppure il protrarsi di una sofferenza, però tutto rimane estremamente incerto fintanto che sullo schermo dello spettacolo della vita non si legge la parola: <Fine>. 
Molte cose accadono in modo imprevisto, altre sembrano scritte nel destino di una persona fin dalla sua nascita. La morte di un nostro simile deve comunque farci riflettere e tentare di farci capire il significato della nostra stessa vita. Io penso che la vita sia spesso un percorso difficile per ognuno di noi, non tutti siamo in grado di farci carico dei drammi degli altri, o di rinunciare alle nostre piccole conquiste per ricominciare sempre da capo, ma se riusciamo a portare anche solo una volta un aiuto concreto a qualcuno, oppure in qualche modo a rendere più agevole, o meno pesante e talvolta a far sorridere, o portare un po' di sollievo nell'esistenza altrui, magari regalando qualche istante di riflessione, comprensione o allegria attraverso semplici azioni, come la lettura di una poesia, di una frase o di una storia che ci faccia prendere coscienza del nostro stato di fragilità e simultaneamente della straordinarietà della nostra essenza umana, il nostro tempo non sarà stato del tutto inutile. 


Enzo aveva tre figli, il più grande ha 24 anni. <Sono tutti dei bravi ragazzi>, ricordo che questo è tutto quello che mi aveva detto una volta che mi aveva parlato di loro.


Questo era Enzo.

  Enzo a casa di Armando il giorno di S. Valentino del 2013

Questo è invece il filmato in cui Armando parla di ENZO
WDM

Tieni 100 euro

Ieri, sono passato a trovare il poeta Armando Bruzzesi, a Pavia. Ero arrivato da poco a casa sua quando sentiamo suonare il campanello, dopo esserci domandati chi poteva essere, apriamo la porta e vediamo comparire un amico di Armando che io non conoscevo ancora: Maurizio Giussani. Come d'abitudine, adesso che sto cercando di dare un poco d'ordine, in questo blog, ai ricordi, agli avvenimenti della vita d'Armando ed alle sue opere, chiedo a Maurizio come ha conosciuto Armando e se può recuperare nella sua memoria un episodio che l'ha colpito particolarmente. Non è facile porsi nel giusto modo con persone che non si hanno mai visto prima, ma il carisma di Armando è tale che sono riuscito a farmi raccontare da questo suo amico, un episodio al quale egli ha assistito personalmente e che vi propongo in questo brevissimo filmato dal titolo: "Tieni 100 euro" WDM



26 aprile. A casa di Armando con Maurizio



mercoledì 24 aprile 2013

Visita ufficiale al Principato di Seborga

Ripubblico in queste pagine alcuni articoli di giornale usciti ventuno anni fa sulla mia permanenza a Bordighera e dintorni. 


"Visita Ufficiale" con tanto di brindisi e discorsi

BORDIGHERA - Da qualche giorno lo si vedeva sul lungomare Argentina: seduto per terra, le gambe incrociate, la lunga barba candida ed uno zaino pieno zeppo di poesie. E ieri pomeriggio, Armando Bruzzesi, classe 1929, ufficialmente riconosciuto "re dei barboni" come si legge sulla carta d'identità che gli ha rilasciato due anni fa il Comune di Cerro Maggiore, ha voluto rendere omaggio ad un altro sovrano privo di blasoni e sangue blu: Giorgio I di Seborga, principe a furor di popolo del borgo alle spalle di Bordighera. A sua altezza, il re dei barboni  ha voluto dedicare una poesia che parla della forza del destino e delle strane vie che portano al successo o alla rovina.
Ma, tra un brindisi e l'altro, come si usa fare nel Principato, ha voluto poi rendere omaggio a chi <si batte per la libertà del suo popolo e della sua terra>.
Bruzzesi è davvero un personaggio che non può passare inosservato. E ogni sera, da quando ha scelto l'asfalto di Bordighera per scrivere di getto poesie da dedicare al mondo, intorno a lui si raccolgono centinaia di giovanissimi. A tutti promette un libro di poesie: appena avrà voglia di stamparne uno.
Patrizia Mazzarello



SEBORGA Ieri l'incontro 
Re dei barboni rende omaggio al Principe

Incontro storico ieri nella piazza del paese. Protagonisti due sovrani alquanto bizzarri.
A rendere omaggio al principe Giorgio I (Giorgio Carbone nato il 14 giugno 1936 e morto il 25 novembre 2009 nota di WDM) è infatti arrivato un altro personaggio: il re dei barboni. Armando Bruzzesi, 63 anni, lunga barba e capelli bianchi, è venuto da Pavia per consegnare a Giorgio I una pergamena: <Dimmi di un uomo la cui vita è andata distrutta e ti dirò 1000 ragioni per cui al suo posto potresti esserci tu>. Camicia rossa e foulard, sandali non ha voluto pranzare, ma ha comprato solo una fetta di gorgonzola e pane.
Il titolo di Bruzzesi è indicato sulla carta d'identità. <Professione: poeta, re dei barboni>. <Vive scrivendo poesie sulle strade e la sua dinastia ha leggi severe>, spiega Giorgio I. Il re dei barboni è arrivato a Seborga per dimostrare la sua stima al "collega" che lotta per assicurare l'indipendenza al suo popolo. d. bo.









W LE MICRONAZIONI E LA LIBERTA'





Poesia di strada a Bordighera

Statua della Regina Margherita di Savoia a Capo Sant'Ampelio a Bordighera



Il “re” dei barboni e le sue poesie di strada

Armando Bruzzesi vive sulla strada e scrive poesie. Le regala e spesso riceve in premio poche lire che non ha mai chiesto. Ma lui si sente re e quando lo invitano a bere un bicchiere di vino bianco su di una terrazza sul mare si sente in dovere di fare il baciamano alle signore. Uno strano nobile in una zona che ospita da sempre tante teste coronate. Ma Armando Bruzzesi è soltanto...il re dei barboni. E qualche volta i suoi “sudditi” lo derubano pure.
Bordighera. La città delle palme, situata nell'estremo ponente ligure dove la riviera dei fiori va ad abbracciare la Costa Azzurra francese, vanta un passato di presenze di teste coronate e di una nobiltà europea che dominò la vecchia Europa fno alla conclusione del primo conflitto mondiale, quando guerre e rivoluzioni sconvolsero il mondo. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nostro, furono ben 38 le teste coronate che soggiornarono nei maestosi <Palace- alberghi>. La regina Margherita di Savoia, la cui statua di marmo bianco domina dalla pineta di Capo Sant'Ampeliola vista sul mare aperto, scelse Bordighera per venirvi a trascorrere gli ultimi anni di vita nella villa che sorge lungo la strada Romana realizzata dalla colonia inglese tra platani e vegetazione sub tropicale, una tenuta che la speculazione edilizia non è ancora riuscita a distruggere.
Fa quindi notizia, a Bordighera la presenza di un altro “re” un po' insolito, visto che i suoi “sudditi” sono barboni. Secondo il vocabolarioZingarelli <barbone> significa uomo dalla barba lunga ed incolta, ma anche mendicante, pitocco, accattone, pezzente. Il re dei barboni ha scelto dunque di proporre le sue poesie sul selciato di Bordighera. Si chiama Armando Bruzzesi e la sua carta d'identità recita così: nato il 17 gennaio del 1929, altezza un metro e 77, capelli grigi, occhi castani, professione poeta, nato a San Calogero in provincia di Catanzaro. E' sposato e separato, ha un figlio colonnello medico. Deciso dichiara: <Sono nato nudo e nudo voglio andare>, così dopo un'esperienza quale rappresentante di commercio ha scelto il marciapiede, le notti trascorse su una panchina o nelle stazioni ferroviarie. <Se anche dovessi diventare ricco con la pubblicazione del mio libro di poesie non abbandonerò mai la strada che è divenuta ormai la mia casa> .
Armando Bruzzesi è stato proclamato re dei barboni, ma i suoi sudditi lo derubano in continuazione. Quando dorme in una cabina telefonica, in un androne, sulle panche di una “gare” ferroviaria ne approfittano per portargli via le scarpe, i poch soldi raccolti durante la proclamazione delle sue poesie. Trattasi di sudditi irrequieti che sono prontissimi a riconoscergli lo scettro di re, ma che pretendono qualcosa in cambio per sopravvivere.
E qust'uomo, figlio di un carpentiere e di una casalinga, nato in Calabria con altri sei fratelli e sorelle, ha dimenticato tutti, la moglie e il figlio colonnello. Ora tutto ciò che ama e di cui ha bisogno è la vita all'aria aperta, il “vantaggio” di non conoscere la dichiarazione dei redditi “740”.
Quando il sole va a tramontare dietro lo sperone roccioso delle Alpi Marittime inabissandosi nelle acque della Costa Azzurra francese, Armando Bruzzesi si presenta sul lungomare di Bordighera e con il gesso traccia sull'asfalto infuocato le sue poesie. Con il gesso. Ed attende che i turisti gettino nel cappello qualche monetina. Questo è tutto quello che gli consente di vivere e di rivendicare il suo ruolo di re dei barboni.
Ama la pulizia, ogni mattina fa il bucato alle fontanelle pubblichedella sua scarsa biancheria: una maglietta ed un paio di pantaloncini corti. Ordine e pulizia: tanto per distinguersi dal mondo dei suoi sudditi e propone il baciamano a chi gli offre un bicchiere di vino bianco. O si è re o non lo si è. Ed Armando Bruzzesi che trova ospitalità generosa al marina Beach e che si esibisce con Angelo, un cantante che intrattene la clientela accompagnandolo con la chitarra, rivendica con signorilità ottocentesca la sua presenza nell'elegante e sofisticata Bordighera. Ospiti degli spazi che la società civile lascia abbandonati al calar della sera, ma con molte cose da dire.
Lungo i marciapiedi di Francia lo stesso mondo dei barboni, definiti oltrefrontiera clochard (vagabondo) offre un giornale dal titolo <Macadam journal> che sta a significare selciato, pietrisco. Sintetizzando il grido dell'abbandono, la proposta di una situazione che il cosiddetto mondo civile dimentica.
Giancarlo Lora


martedì 23 aprile 2013

Da "Nocturna", Le notti di Minerva


Nella mia rassegna stampa personale, con orgoglio, posso vantare d'essere stato pubblicato anche in un giornaletto degli studenti universitari di Pavia, una fanzine un po' dark. Era il novembre 1997, le mie poesie sono sempre piaciute molto ai giovani, così sono stato inserito tra un articolo di Daft Punk ed una storia di fantasmi per non dormire.
Ho provato a chiamare i numeri indicati dal Direttore responsabile Evelyn Naif, per avvisare che ripubblicavo le loro pagine, ma non ho avuto risposta. In realtà la situazione era abbastanza inquietante perché il cellulare di 16 anni fa suonava libero, così come il numero di fax, ma nessuno ha risposto. Ringrazio comunque la redazione al completo composta da: Laura Agerli, La Rese, L'Evelyn, Frank Gazza, Dario Gandolfi e Riccardo Gatti. Così come Roberto Melle 242 per la realizzazione grafica, Roberto Aris Ariberti e Raffaella Grandi per le fotografie. Un caro saluto a tutti e se per caso vi ritroverete su queste pagine, non esitate a mandarmi un saluto.
Invito tutti coloro che hanno mie fotografie o ricordi di qualche nostro incontro a contattarmi, magari per inviarmi qualche file da pubblicare sul mio blog, oppure da visionare privatamente, se non volete comparire pubblicamente. Armando Bruzzesi poeta randagio.



Alla notte

Della fatal quiete immagine
e antica madre di sogni.
Giorno per sopravvivere.

Notte per vivere.

Con le stelle per vivere
senza le stelle muori.
Di luce s'illumina l'universo
ma io mi spengo o notte.