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sabato 18 gennaio 2014

Alleggerito dal rapinatore solitario

Un re ha molti sudditi ed io non mi sottraggo alle responsabilità che una tale posizione ha, pur di dar aiuto a tutti coloro che sono più sfortunati di me, perché al contrario dei monarchi che sfruttano il loro popolo, il re dei barboni è soprattutto una figura romantica che cerca di prendersi cura di chi è in difficoltà. Forse è per questo che i miei amici barboni vedono in me un personaggio carismatico e non perdono occasione per ricordarmi che io, in quanto "re" devo sostenere il mio popolo. Tra costoro, c'è chi chiede e chi invece si sente umiliato dal chiedere, ricorrendo ad altri metodi per ottenere qualcosa da un mondo che lo ha allontanato da qualsiasi possibile auto-sostentamento. Io vedo ciò che succede intorno me, ma sono un buono, anche se questo non mi risparmia dal farmi restare male in certe situazioni abbastanza tristi. Da una parte mi sento adulato al fine d'essere usato e dall'altro non oso fare nulla per far prendere la giusta strada a chi ha poco coscienza di sé. Forse è colpa mia, dovrei dare un insegnamento a chi lo necessita, ma tante volte si cerca solo di assecondare le persone pur di sentirsi utili, o di avere un po' di compagnia.

Insieme a Carmelo, il rapinatore solitario 

Ieri, è passato a salutarmi Carmelo, un siciliano che conosco da tanto tempo e che non fa certo mistero della sua ex attività.
Io credo che il nostro destino si decida già durante la nostra infanzia, ci sono degli avvenimenti che ci segnano o delle situazioni che ci portano a capire quello che veramente vogliamo fare, o essere. Da bambino capii di essere un'anima irrequieta, sempre alla ricerca di qualcosa, di un'ideale di libertà che poi mi ha portato a rifuggire una vita "normale", nel tentativo di affermare la mia personalità e seguire il mio istinto, la mia ispirazione.
Carmelo dice d'aver iniziato fin da ragazzino ad imbracciare un fucile calibro dodici a canne mozze e d'averlo usato come minaccia per estorcere denaro ai negozianti della terra dove viveva: è così che ha imparato il suo "mestiere".
La ricerca di sensazioni forti, le scariche d'adrenalina sono diventate il suo modo di vivere, la sua normalità, perché è solo un arma in mano che lo fa sentire sicuro, forte e come dice lui, è solo questo che sa fare per campare.
Carmelo ha scelto d'essere un rapinatore di banche, l'ultimo colpo che ha fatto è stato nel 2000, a Cava Manara, alle porte di Pavia, in quell'occasione è stato colto sul fatto da una pattuglia di 4 poliziotti. E' partito qualche colpo, ma lui, fortunatamente, aveva in mano solo un'arma giocattolo, così le imputazioni per lui sono state più lievi.
Anche se attualmente dice d'essersi ritirato, sa di avere le capacità per compiere azioni di un certo impegno, dovesse ripresentarsi l'occasione bella, bella. <Il lupo perde u pelo, ma non u vizio>, sue testuali parole.
All'occorrenza, con 40 euro si può comprare una bella pistola giocattolo, bisognasi togliere il tappino rosso, si scartavetra un po' vicino al carrello e si può far credere d'avere in mano un'arma vera. Bastano queste piccole modifiche, ma bisogna essere bravi per essere credibili. 
La sua migliore rapina gli ha fruttato 200.000 euro, quasi 70.000 a testa, solo che l'uso di certe sostanze come la coca, ha fatto finire in fretta questi soldi.
Dice d'aver fatto 13 rapine, ma adesso è solo un barbone.
Non ha mai fatto parte di associazioni malavitose, si sente un cane sciolto e va fiero d'essere stato indicato come il rapinatore solitario, anche se in realtà un paio di complici li aveva anche lui.
Quando sono andato in bagno, l'ho lasciato solo per un paio di minuti ed ho sentito che frugava tra le mie cose, avevo un sacchetto pieno di vecchie monete che per me erano un piccolo tesoro, quando sono tornato nella mia camera sentivo le monete tintinnare nella sua tasca. Ho chiesto a Carmelo se potevo fidarmi di lui e lui mi ha risposto che non mi farebbe mai nulla di male.

La fotografia in questa pagina racconta di tutto quello che vi ho detto.



domenica 22 settembre 2013

Il Museo della Macchina da Scrivere conserva la mia vecchia Olivetti

Gli strumenti per scrivere non sono fondamentali per un poeta, a me basta un foglio di carta qualsiasi ed una matita vecchia, l'importante è scrivere. Come forse avrete già avuto occasione di capire osservando alcune riproduzioni degli originali che talvolta pubblico in queste pagine, quando mi faccio cogliere dall'estro creativo scrivo sul primo pezzo di carta che mi capita sottomano per fermare le idee ed, in seguito, rielaborarle un pochino quando lo ritengo necessario, ma capita che certe volte la prima stesura sia quella buona e poi serva solo trascrivere ciò che si è fatto. 
Da ormai più di 20 anni un mio caro amico mi aiuta a trascrivere le mie opere con l'ausilio del computer, anche per riordinare tutto e poi consegnare il lavoro salvato alla tipografia, ma anch'io come tutti gli scrittori ho usato una macchina da scrivere che circa 4 anni fa ho deciso di donare ad un museo molto particolare ed unico in Italia.
Umberto Di Donato è un ragioniere che ha capito l'importanza di raccogliere strumenti meccanici per la scrittura già tanti anni fa, addirittura nel 1959. All'inizio era una passione dettata forse da una forma di gratitudine verso degli apparecchi che utilizzava, come tantissime persone a quei tempi, per lavoro; col tempo la ricerca sistematica di pezzi rari diede vita ad una vera collezione, ora famosa nel mondo. Il Museo della Macchina da Scrivere nacque il 17 novembre del 2007, quando Umberto ritirò da un amico un negozio a tre luci in via Luigi Federico Menabrea, 10 a Milano ed iniziò ad esporre pubblicamente le sue amate macchine per la scrittura.

Umberto Di Donato s'affaccia all'ingresso del suo museo

Nel Museo della Macchina da Scrivere, tra tanti pezzi rari, ci sono gli strumenti utilizzati personalmente da personaggi importanti, come scrittori, giornalisti, parlamentari, professori ed anche la macchina da scrivere di un umile vagabondo, ovvero la mia vecchia Olivetti Et Compact 60, una macchina elettrica molto facile da usare ed abbastanza silenziosa.

La mia Olivetti Et Compact 60

Umberto ha raccolto negli anni più 1200 apparecchi per scrivere, non sono tutti esposti al museo perché manca lo spazio per farlo e molti  pezzi doppi vengono prestati per eventi o manifestazioni di vario tipo organizzate dal museo o da altri.  Per me è un onore ed un piacere vedere la mia Olivetti esposta, insieme ai miei libri, tra tante macchine che hanno contribuito a velocizzare la scrittura, divulgare tanti documenti e rendere più chiari i contenuti di quello che si ha da dire. 
Negli anni, in tanti hanno buttato in discarica quelli che, dopo l'avvento del computer erano considerati soltanto degli strumenti obsoleti, ma che adesso sono diventati rari e ricercati anche da altri musei pubblici che non hanno avuto la stessa lungimiranza di Di Donato.
Perfino il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano ha proposto di acquisire (a zero euro) la collezione personale di Umberto, ma lui pur avendo tante spese per questa sua passione ed offrendo a tutti i visitatori l'ingresso gratuito al suo museo, ha declinato una tale proposta e prosegue unicamente con le proprie forze economiche, coadiuvato da alcuni volontari che ricevono i visitatori, a tenere aperto uno spazio unico in Italia che di recente ha fornito 64 macchine da scrivere ad una produzione di raicinema che per titolo aveva nientemeno che: "Olivetti, la forza di un sogno". E' un po' triste che nemmeno la Olivetti abbia saputo conservare le macchine prodotte nei propri stabilimenti, ma così vanno le cose nel nostro paese, se non fosse per l'iniziativa privata di qualche individuo dalla mente sveglia, ben poco rimarrebbe nel tempo delle opere dell'ingegno italico.

Il Museo di Umberto Di Donato è un luogo molto interessante sul quale vorrei ritornare in futuro per raccontarvi meglio dei pezzi qui conservati ed esposti; per ora posso dirvi che tra le macchine da scrivere esposte troviamo la Odell del 1887; la Williams 1 Curved del 1891 della quale furono costruiti solo 1650 esemplari; la Blockenasderfer del 1895; la Mignon AEG del 1903; la Perkins Brille della fine del 1800 per non vedenti. Molte macchine commemorative, speciali, come un apparecchio per scrivere in codice braille, o altri strumenti usati per scrivere in diversi alfabeti come l'alfabeto ebraico, l'arabo, il cinese e il cirillico. Non mancano altre preziose curiosità come macchine da scrivere giocattolo, o calcolatrici meccaniche di inizio 1900, o apparecchi di vario tipo, come proiettori cinematografici, macinini da caffè e macchinette per la compilazione delle schedine della sisal.

Se avete intenzione di visitare il museo di via Menabrea 10, potete farlo nelle giornate di apertura: martedì, venerdì e sabato, dalle 15 alle 19. Oppure potete fissare un appuntamento telefonando ad Umberto Di Donato al seguente numero di telefonia mobile: 347.8845.560

Armando Bruzzesi 



sabato 10 agosto 2013

Vacanza nei pressi del Passo del Brallo

Ho accettato l'invito di un amico ed ho deciso di concedermi una vacanza sull'appennino ligure; un po' di aria pura e qualche passeggiata nel verde possono farmi solo bene, ho bisogno di riprendermi e di recuperare un po' di energie. Al mattino, mi alzo di buon'ora e cerco di svuotare la mente da tutti i pensieri, dopo qualche giorno al fresco sto recuperando l'appetito e mi sento già un pochino meglio. Leggo un libro, passeggio, scambio qualche parola con le persone che incontro, nel pomeriggio faccio un riposino, sto un po' in giardino e mi rilasso. La sera mangio e vado a letto presto. Dormo e non ho sogni.

Cammino piano, ma vado lontano



Per questa notte speciale di San Lorenzo, vorrei donarvi una mia breve poesia che potrete scrivere su un bigliettino e donare alla vostra amata o al vostro innamorato.


Innamorati

Stanno lassù sospesi nel blu
sono anime splendenti e niente
sembra fermarli più ed è il destino
delle stelle.
Armando re dei barboni

venerdì 2 agosto 2013

Un piatto di minestra alla Bella Napoli

Porri e lenticchie

Con uno dei due ritratti esposti alla Pizzeria Bella Napoli di Pavia

L'altra sera sono stato invitato da amici a cena e siamo andati a mangiare un piatto di minestra da Salvatore, alla Bella Napoli in piazza della Vittoria a Pavia. Con la famiglia Apicella sono legato da una bella amicizia da tanti anni. Fin dai primi tempi della Casa sul Fiume, mi hanno sempre trattato bene e dato da mangiare cose buone. Io, per esprimere la mia gratitudine ai proprietari, ho donato un paio di miei ritratti che sono visibili su una parete alla destra del forno a legna dove vengono cotte le pizze. Il ritratto che si vede nella mia mano nella foto sovrastante era stato realizzato da un artista austriaco alcuni anni fa.