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mercoledì 18 dicembre 2013

Ormai c'è poco da sprecare...

Qualche anno fa, le condizioni generali di chi viveva in questo paese erano erano migliori di adesso, i giovani potevano pensare d'andare incontro ad un futuro di maggior successo e soddisfazione rispetto al tenore di vita dei loro padri, cosa che non si sta più proponendo, anzi, purtroppo si stanno facendo passi all'indietro piuttosto velocemente, ma la cosa più triste è che sembra sia rimasto poco spazio anche per i sogni e le speranze.
Ciò  che possiamo fare tutti insieme è agire per migliorare i rapporti umani e tentare di costruire un mondo migliore fondato sull'amore piuttosto che su valori effimeri ed illusori.
Ripropongo qui un vecchio articolo, scritto da Gisella Roncoroni, su un giornale di Como in cui si riporta di una messa tenuta da Monsignor Maggiolini che durante il sermone invitò tutti ad una maggiore oculatezza nello spendere il proprio denaro. Vi fu un piccolo spazio anche per me in cui potei esprimere un mio pensiero poetico. Tra i presenti di quella serata, naturalmente ci fu anche l'amico Angelo Palma.










domenica 8 settembre 2013

Il giardino del re di Marco Mariani

Quasi una quindicina d'anni fa, avevo conosciuto un ragazzo simpatico e di belle speranze che aveva anche una bella voce ed il sogno di approdare a Sanremo con una sua canzone. La canzone si intitolava: "Il giardino del re" ed era dedicata ad un clochard poeta di strada di Pavia ed io ero quel re. Non ho più saputo nulla di Marco, l'ho perso di vista, ma ho ritrovato un ritaglio di giornale che mi ricorda di lui. Io sono un po' disordinato, ma spesso cose che sembravano andate perdute riaffiorano improvvisamente nel vortice dei ricordi dimenticati. 
Caro Marco, ti ringrazio per aver pensato a me con la tua canzone che purtroppo non ho mai sentito, ma che certamente sarà stata molto bella. Spero di ritrovarti un giorno e di sapere che tu sei felice e che la vita ti ha riservato tante belle cose. Un caro saluto dal re dei barboni.


Sanremo 2000

Il Festival di Sanremo presentato da Fabio Fazio era quello della cinquantesima edizione, nel 2000. Marco Mariani aveva 24 anni, veniva da Albese con Cassano, una località tra Como e Erba, e svolgeva un'attività artigianale. Il giovane cantante all'epoca era accompagnato dalle chitarre  di don Luigi Piscitelli e Paolo Noseda. Al basso c'era Roberto Vesnaver, al sax Igor Mariani ed alla batteria Simone Barbieri. Il manager era Edo Contatore per l'agenzia Arcadia di Francesco Andreoli.


mercoledì 22 maggio 2013

Vita da marciapiede e cuore di poeta


I versi del re barbone

<Per tutti vorrei scrivere un mio verso e quindi con un urlo primordiale scagliarlo verso il cielo>. Questi versi sono tratti da Preghiera di Poeta, una delle tante poesie di “Libertà e Amore”, il secondo libro di Armando Bruzzesi (in realtà era il primo. Nota di wdm_photo).
Detta così la cosa potrebbe sembrare senza importanza perché come si sa l'Italia è il paese dei santi, dei poeti e dei navigatori. Ma è la storia di Armando, 69 anni, che merita di essere raccontata, soprattutto adesso che siamo alla vigilia della pubblicazione del suo terzo libro, dal titolo provvisorio: “Sofismi” (il terzo libro di Armando s'intitolerà poi “Il tempo dell'Amore” e precede di poco la stampa del quarto libro: “Fiori e Pensieri”).
L'uomo, noto soprattutto come il “re dei barboni” ha fatto della strada il suo regno e nonostante questa scelta di libertà estrema, non smette di esprimere in versi le sue speranze, le sue angosce e le sue gioie. <Per me le poesie non sono campate in aria, ma frutto delle esperienze vissute sul marciapiede, altri versi esprimono i miei sogni, altri ancora sono delle canzoni nate in tutti i momenti della mia vita>. Ancora una volta, Armando affida alla cooperativa “Casa del Giovane” la pubblicazione dei suoi libri. <Sto completando il terzo libro, ma ho già in cantiere anche il quarto. Purtroppo per i costi posso stampare solo mille copie. Come gli altri, anche questi due libri parlano un po' di tutto e la poesia rimane il mio modo di espressione>. In città sono in molti a riconoscere Armando quando passa. La sua folta barba bianca, oltre al suo modo di vestire, è il suo segno di riconoscimento. La sua notorietà supera i confini della pavesità e a testimonianza di tutto questo sono le numerose lettere che riceve da ogni parte d'Italia. Il “poeta vagabondo” è senza dubbio la dimensione del modo di dire: <La poesia è lo specchio dell'anima>.

La lettura prosegue sulla copia della dall'articolo di Bakolo Ngol che nella seconda parte diventa più chiara e facilmente leggibile.





 

martedì 14 maggio 2013

Cuore d'oro

Martedì 10 novembre 1998 "Il Giorno" riprendeva la notizia di un mio gesto che ha destato sorpresa in molte persone.


La stessa notizia è stata riportata anche da un settimanale nazionale e da un'altra rivista di grande diffusione.



Un saluto a tutti



domenica 12 maggio 2013

Sete di libertà

IL POETA/Armando Bruzzesi

Con la libertà ha costruito tutta la sua vita, senza obblighi, regole, tempo. Senza legami, senza catene. Si fa chiamare "Armando re dei barboni", ma all'anagrafe fa Armando Bruzzesi, di professione poeta di strada. Si definisce così, in versi, naturalmente.


  Armando

Gira
da solo
per le strade.

Offre
per una lira
sogni e speranze
a tutti.

Gira
continuamente
il vecchio e malmesso
ubriaco.

Ma
alla sua porta
puoi bussare
di sicuro ti parlerà.

(da Libertà e Amore di A.B.)

E' nato il 17 giugno del 1929 in provincia di Catanzaro e ha iniziato a scrivere poesie nel 1979. All'inizio scriveva i suoi versi sui marciapiedi, con i gessetti colorati. In tante città d'Italia lo ricordano ed ha ricevuto centinaia di lettere dagli angoli del Paese. In questo periodo è a Como, ospite dell'Ozanam, ma nessuno può dire per quanto ancora si fermerà in riva al lago, perché la libertà fa parte di lui.
Ha scritto in questi anni centinaia di poesie, non tristi e cupe come ci si potrebbe aspettare da una persona costretta a fare i conti tutti i giorni con un pasto caldo, un luogo dove passare la notte, con il freddo pungente e con il caldo torrido. Dai suoi versi traspaiono la voglia di vivere, l'attenzione per le piccole cose, la speranza, il misticismo. Non mancano riflessioni sulla solitudine, sulla prigione, sulla droga, sulla morte. Quello di Armando è un universo tutto da scoprire.
Ha pubblicato "Libertà e Amore", "Sogno e Preghiera" e "Fiori d'autunno" ( Nota di WDM: "Fiori d'autunno" è stato stampato su ordinazione dal Professor Angelo Palma di Como in 500 copie e conteneva delle anticipazioni di "Fiori e Pensieri"), ma sta per uscire una pubblicazione dal titolo, ancora provvisorio, "Fiori e Pensieri". 
Gisella Rocoroni 2002

Articolo apparso sulla stampa locale di Como nel 2002


Armando






martedì 30 aprile 2013

Biglietto da visita

I tempi d'oro quando faceva il poeta di strada in Riviera
<Io? Sono il re dei barboni> E ti lascia il biglietto da visita


Pavia - Tutti lo conoscono come "il re dei barboni": amici, nemici, estimatori della sua arte, volontari delle mense dove va a mangiare. D'altronde, c'è anche scritto sul suo biglietto da visita: <Armando Bruzzesi, re dei barboni>. Seguono l'effige della corona (altrimenti, che re sarebbe?), una brevissima riflessione filosofica sul destino e una casella postale per indirizzare l'eventuale corrispondenza.
<Chi sono? Sono un poeta da strada - racconta di sé Armando Bruzzesi - Giro il mondo. Ogni tanto mi fermo e scrivo sul marciapiede col gessetto le mie poesie. A volte le canto al pubblico. Quando piove le ricopio sopra un cartoncino e le espongo in modo che i passanti le possano leggere>. Il re non chiede mai soldi. Ma se qualcuno gli lascia cadere un biglietto da mille lire  nel cappello, sorride e  ringrazia con un piccolo inchino.
Armando Bruzzesi ha 66 anni (nel 1995 Nota di WDM), ed è a Pavia ormai da diversi anni, ma ha girato parecchio. Se gli chiedi dov'è stato prima di giungere in riva al Ticino, ti consegna un pacco di articoli di giornale che parlano di lui. Il periodo d'oro risale all'estate del 1993, quando faceva la spola tra Bordighera e la Costa Azzurra. Proprio sul lungomare Argentina della città dei fiori, meta di tante teste coronate della belle époque, Armando Bruzzesi aveva trovato il suo habitat naturale.
Le cronache dell'estate di due anni fa parlano di un memorabile incontro tra il re dei barboni, giunto da Pavia, ed il Principe Giorgio I di Seborga, capo a furor di popolo del borgo alle spalle di Bordighera (un paesino che rivendica il privilegio dell'extraterritorialità, in base ad una tradizione secolare). Bruzzesi era venuto a rendere un doveroso omaggio a Giorgio I nel giorno della sua incoronazione: ne era seguito un incontro ufficiale con tanto di discorsi e brindisi. Per raccontare il resto della sua storia bastano poche righe. Armando Bruzzesi è nato il 17 giugno 1929 a San Calogero, in provincia di Catanzaro. Figlio di un carpentiere e di una casalinga, ha altri sei fratelli e sorelle. Sposato, separato, ha un figlio colonnello medico, ha lavorato come agente di commercio. Poi ha deciso di mollare tutto ed ha scelto la strada.
<Sono arrivato nudo e nudo voglio andare. Se anche dovessi diventare ricco con la pubblicazione del mio libro di poesie, non abbandonerò mai la strada: ormai è diventata la mia  casa>. E conclude nell'unico modo possibile: cantando una sua canzone davanti ad un bicchiere di vino nella mensa dei frati. P. Fiz.


Re dei barboni
(Canzone)

Un violino e un calice vuoto sul tavolino
il re dei barboni vestito di cenci
canta un’antica canzone.

Canta e suona il violino
canta come un bambino.

C’è vita in un bambino
com’è grande l’amore.

C’è vita in un uomo
com’è grande il suo destino.

C’è vita in un albero
com’è grande la natura

perché se sei sicura
la vita è per te.

Lui va a dormire su un vecchio vagone
sogna di quel grande amore lontano
sogna di essere tante persone
mentre le stelle gli danno la mano.


da: Fiori e Pensieri

La prima fotografia che WDM mi ha scattato alla stazione FS di Bovisa.


Per chi volesse sentire la canzone dalla mia voce, è possibile collegarsi a questo filmato.







mercoledì 24 aprile 2013

Visita ufficiale al Principato di Seborga

Ripubblico in queste pagine alcuni articoli di giornale usciti ventuno anni fa sulla mia permanenza a Bordighera e dintorni. 


"Visita Ufficiale" con tanto di brindisi e discorsi

BORDIGHERA - Da qualche giorno lo si vedeva sul lungomare Argentina: seduto per terra, le gambe incrociate, la lunga barba candida ed uno zaino pieno zeppo di poesie. E ieri pomeriggio, Armando Bruzzesi, classe 1929, ufficialmente riconosciuto "re dei barboni" come si legge sulla carta d'identità che gli ha rilasciato due anni fa il Comune di Cerro Maggiore, ha voluto rendere omaggio ad un altro sovrano privo di blasoni e sangue blu: Giorgio I di Seborga, principe a furor di popolo del borgo alle spalle di Bordighera. A sua altezza, il re dei barboni  ha voluto dedicare una poesia che parla della forza del destino e delle strane vie che portano al successo o alla rovina.
Ma, tra un brindisi e l'altro, come si usa fare nel Principato, ha voluto poi rendere omaggio a chi <si batte per la libertà del suo popolo e della sua terra>.
Bruzzesi è davvero un personaggio che non può passare inosservato. E ogni sera, da quando ha scelto l'asfalto di Bordighera per scrivere di getto poesie da dedicare al mondo, intorno a lui si raccolgono centinaia di giovanissimi. A tutti promette un libro di poesie: appena avrà voglia di stamparne uno.
Patrizia Mazzarello



SEBORGA Ieri l'incontro 
Re dei barboni rende omaggio al Principe

Incontro storico ieri nella piazza del paese. Protagonisti due sovrani alquanto bizzarri.
A rendere omaggio al principe Giorgio I (Giorgio Carbone nato il 14 giugno 1936 e morto il 25 novembre 2009 nota di WDM) è infatti arrivato un altro personaggio: il re dei barboni. Armando Bruzzesi, 63 anni, lunga barba e capelli bianchi, è venuto da Pavia per consegnare a Giorgio I una pergamena: <Dimmi di un uomo la cui vita è andata distrutta e ti dirò 1000 ragioni per cui al suo posto potresti esserci tu>. Camicia rossa e foulard, sandali non ha voluto pranzare, ma ha comprato solo una fetta di gorgonzola e pane.
Il titolo di Bruzzesi è indicato sulla carta d'identità. <Professione: poeta, re dei barboni>. <Vive scrivendo poesie sulle strade e la sua dinastia ha leggi severe>, spiega Giorgio I. Il re dei barboni è arrivato a Seborga per dimostrare la sua stima al "collega" che lotta per assicurare l'indipendenza al suo popolo. d. bo.









W LE MICRONAZIONI E LA LIBERTA'





Poesia di strada a Bordighera

Statua della Regina Margherita di Savoia a Capo Sant'Ampelio a Bordighera



Il “re” dei barboni e le sue poesie di strada

Armando Bruzzesi vive sulla strada e scrive poesie. Le regala e spesso riceve in premio poche lire che non ha mai chiesto. Ma lui si sente re e quando lo invitano a bere un bicchiere di vino bianco su di una terrazza sul mare si sente in dovere di fare il baciamano alle signore. Uno strano nobile in una zona che ospita da sempre tante teste coronate. Ma Armando Bruzzesi è soltanto...il re dei barboni. E qualche volta i suoi “sudditi” lo derubano pure.
Bordighera. La città delle palme, situata nell'estremo ponente ligure dove la riviera dei fiori va ad abbracciare la Costa Azzurra francese, vanta un passato di presenze di teste coronate e di una nobiltà europea che dominò la vecchia Europa fno alla conclusione del primo conflitto mondiale, quando guerre e rivoluzioni sconvolsero il mondo. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nostro, furono ben 38 le teste coronate che soggiornarono nei maestosi <Palace- alberghi>. La regina Margherita di Savoia, la cui statua di marmo bianco domina dalla pineta di Capo Sant'Ampeliola vista sul mare aperto, scelse Bordighera per venirvi a trascorrere gli ultimi anni di vita nella villa che sorge lungo la strada Romana realizzata dalla colonia inglese tra platani e vegetazione sub tropicale, una tenuta che la speculazione edilizia non è ancora riuscita a distruggere.
Fa quindi notizia, a Bordighera la presenza di un altro “re” un po' insolito, visto che i suoi “sudditi” sono barboni. Secondo il vocabolarioZingarelli <barbone> significa uomo dalla barba lunga ed incolta, ma anche mendicante, pitocco, accattone, pezzente. Il re dei barboni ha scelto dunque di proporre le sue poesie sul selciato di Bordighera. Si chiama Armando Bruzzesi e la sua carta d'identità recita così: nato il 17 gennaio del 1929, altezza un metro e 77, capelli grigi, occhi castani, professione poeta, nato a San Calogero in provincia di Catanzaro. E' sposato e separato, ha un figlio colonnello medico. Deciso dichiara: <Sono nato nudo e nudo voglio andare>, così dopo un'esperienza quale rappresentante di commercio ha scelto il marciapiede, le notti trascorse su una panchina o nelle stazioni ferroviarie. <Se anche dovessi diventare ricco con la pubblicazione del mio libro di poesie non abbandonerò mai la strada che è divenuta ormai la mia casa> .
Armando Bruzzesi è stato proclamato re dei barboni, ma i suoi sudditi lo derubano in continuazione. Quando dorme in una cabina telefonica, in un androne, sulle panche di una “gare” ferroviaria ne approfittano per portargli via le scarpe, i poch soldi raccolti durante la proclamazione delle sue poesie. Trattasi di sudditi irrequieti che sono prontissimi a riconoscergli lo scettro di re, ma che pretendono qualcosa in cambio per sopravvivere.
E qust'uomo, figlio di un carpentiere e di una casalinga, nato in Calabria con altri sei fratelli e sorelle, ha dimenticato tutti, la moglie e il figlio colonnello. Ora tutto ciò che ama e di cui ha bisogno è la vita all'aria aperta, il “vantaggio” di non conoscere la dichiarazione dei redditi “740”.
Quando il sole va a tramontare dietro lo sperone roccioso delle Alpi Marittime inabissandosi nelle acque della Costa Azzurra francese, Armando Bruzzesi si presenta sul lungomare di Bordighera e con il gesso traccia sull'asfalto infuocato le sue poesie. Con il gesso. Ed attende che i turisti gettino nel cappello qualche monetina. Questo è tutto quello che gli consente di vivere e di rivendicare il suo ruolo di re dei barboni.
Ama la pulizia, ogni mattina fa il bucato alle fontanelle pubblichedella sua scarsa biancheria: una maglietta ed un paio di pantaloncini corti. Ordine e pulizia: tanto per distinguersi dal mondo dei suoi sudditi e propone il baciamano a chi gli offre un bicchiere di vino bianco. O si è re o non lo si è. Ed Armando Bruzzesi che trova ospitalità generosa al marina Beach e che si esibisce con Angelo, un cantante che intrattene la clientela accompagnandolo con la chitarra, rivendica con signorilità ottocentesca la sua presenza nell'elegante e sofisticata Bordighera. Ospiti degli spazi che la società civile lascia abbandonati al calar della sera, ma con molte cose da dire.
Lungo i marciapiedi di Francia lo stesso mondo dei barboni, definiti oltrefrontiera clochard (vagabondo) offre un giornale dal titolo <Macadam journal> che sta a significare selciato, pietrisco. Sintetizzando il grido dell'abbandono, la proposta di una situazione che il cosiddetto mondo civile dimentica.
Giancarlo Lora


martedì 23 aprile 2013

Da "Nocturna", Le notti di Minerva


Nella mia rassegna stampa personale, con orgoglio, posso vantare d'essere stato pubblicato anche in un giornaletto degli studenti universitari di Pavia, una fanzine un po' dark. Era il novembre 1997, le mie poesie sono sempre piaciute molto ai giovani, così sono stato inserito tra un articolo di Daft Punk ed una storia di fantasmi per non dormire.
Ho provato a chiamare i numeri indicati dal Direttore responsabile Evelyn Naif, per avvisare che ripubblicavo le loro pagine, ma non ho avuto risposta. In realtà la situazione era abbastanza inquietante perché il cellulare di 16 anni fa suonava libero, così come il numero di fax, ma nessuno ha risposto. Ringrazio comunque la redazione al completo composta da: Laura Agerli, La Rese, L'Evelyn, Frank Gazza, Dario Gandolfi e Riccardo Gatti. Così come Roberto Melle 242 per la realizzazione grafica, Roberto Aris Ariberti e Raffaella Grandi per le fotografie. Un caro saluto a tutti e se per caso vi ritroverete su queste pagine, non esitate a mandarmi un saluto.
Invito tutti coloro che hanno mie fotografie o ricordi di qualche nostro incontro a contattarmi, magari per inviarmi qualche file da pubblicare sul mio blog, oppure da visionare privatamente, se non volete comparire pubblicamente. Armando Bruzzesi poeta randagio.



Alla notte

Della fatal quiete immagine
e antica madre di sogni.
Giorno per sopravvivere.

Notte per vivere.

Con le stelle per vivere
senza le stelle muori.
Di luce s'illumina l'universo
ma io mi spengo o notte.






sabato 20 aprile 2013

Alla fine c'è riuscito

Sì, ci sono riuscito, ma non voglio adagiarmi sugli allori, ho ancora tanti progetti da realizzare e molte cose da dire. La poesia è un mezzo di comunicazione meraviglioso perché in poche parole si riescono a sintetizzare dei concetti complessi; la visualizzazione del linguaggio permette di memorizzare le idee in modo da conservare i messaggi che si vogliono diffondere in maniera indelebile nel tempo, suscitando emozioni si riesce ad avere un'esperienza completa di ciò che si è vissuto.

Libertà e Amore è il mio primo libro e tra i libri che ho scritto è quello più amato dai giovani.
Ripropongo la lirica d'apertura di questa raccolta.


Preghiera di poeta

Per tutti
vorrei scrivere
un mio verso
e quindi
con un urlo primordiale
scagliarlo
come un sasso
contro il cielo.

Armando Bruzzesi




Barbone denunciato

Vent'anni fa, nel 1993, ero in giro per la città per scrivere le mie poesie sull'asfalto, mi fermano un paio di carabinieri  ed io reagisco in modo un po' brusco, ma senza offendere nessuno; dico semplicemente a questi ragazzi d'andare a zappare la terra.
Poi, come viene riportato nell'articolo, vengo denunciato e processato.
Mi erano già capitate altre volte situazioni di questo tipo, una volta, forse avevo bevuto un po', avevo dato uno spintone ad una guardia e poi mi sono risvegliato in prigione tutto pieno di dolori...





giovedì 18 aprile 2013

Un vecchio sogno diventato realtà

Voghera 1995

Ancora un articolo che racconta la mia storia, questa volta con un po' di cinismo finale. E' interessante vedere come ogni giornalista riporti ciò che più lo colpisce o che possa confermare una sua tesi personale. Rileggere oggi questi giornali mi fa uno strano effetto perché a volte sembra che non si parli nemmeno di me, pur essendo chiaro che tutti cerchino di cogliere più elementi possibili di una vita un po' sconclusionata, in un mondo dove i valori che contano diventano solo follia. Sono un uomo che ha fatto le sue scelte e che continuando a seguire i propri sogni è riuscito a costruire con questi sogni la propria realtà.
La libertà, l'amore, la purezza di spirito hanno un alto costo che io non ho mai avuto paura di pagare, pur di essere me stesso. I sogni si realizzano per chi ha la forza di crederci.

Libertà e Amore, il mio primo libro stampato per la prima volta nel 1996.






mercoledì 17 aprile 2013

Vittima di un usurpatore

Ricollegandomi a quanto detto nel precedente post, ricordo quanto sono stato danneggiato nel momento in cui qualcuno mi ha sottratto l'agenda con gli indirizzi ed i contatti telefonici di amici e persone speciali che mi hanno sempre aiutato in vari modi, sia ospitandomi che offrendomi aiuti economici. Questa notizia veniva riportata già nell'articolo del giornale di Como che parlava di "poesie ad alta gradazione".
Ogni tanto si diffondono notizie strane sul mio conto, c'è chi si spaccia per me o mi vede nei posti più strani; una volta è stata detta perfino una messa in mio ricordo perché qualcuno aveva detto che ero morto...



Poesie ad alta gradazione e uomini di valore

Un articolo di più di 20 anni fa

Ci sono stati momenti della mia vita in cui ero smarrito ed abbastanza dedito alla bottiglia, ma questo non vuol dire che l'alcool sia stata la mia fonte di ispirazione. Nella mia vita mi è capitato un po' di tutto; ho lasciato dietro di me quella rabbia che non mi faceva accettare molte situazioni negative che mi sono capitate. Adesso vivo con una diversa coscienza ciò che mi accade, pur restando deluso quando mi accorgo che l'amicizia viene tradita per motivi di superficialità o a causa dell'avidità.
L'altro giorno, volevo dare a Walter un rullo di pellicola da sviluppare perché lui mi aveva detto che voleva recuperare vecchie fotografie e documenti da inserire in questo blog. Mi ero ricordato che avevo ancora un negativo nella mia vecchia macchina fotografica che mi aveva regalato una ragazza a Como, così dopo aver cercato inutilmente la fotocamera, ho capito che mi era stata probabilmente sottratta da qualche "amico" che talvolta ospito o aiuto.
Quello che mi fa restare molto male non è il fatto d'essere stato privato di qualcosa che mi appartiene e che potrebbe essermi utile, ma l'idea che un amico abbia tradito la mia fiducia.
Perché mi rubano perfino i fogli dove sono scritte le mie poesie? O il mio taccuino degli appunti? Ho sempre donato qualsiasi cosa a chi me lo chiede, soldi, sigarette, vestiti; che cosa significa sottrarmi le mie carte o i miei ricordi, come se fossero reliquie? Certi oggetti non hanno alcun valore per gli altri, mentre per me significano tanto. Chiunque mi conosca sa bene che è sufficiente chiedere per ottenere. Non sono un uomo avido, non mi interessano i beni materiali, ma il rispetto tra le persone.
Nell'articolo del giornale che avete letto, si parla anche di quando sono stato ospitato da Funari, credo fosse qualche giorno prima di Natale, nel 1989, in quell'occasione Gianfranco chiese a Walter (lui me lo disse dopo) se poteva fidarsi a farmi cantare la mia canzone, perché temeva che io fossi ubriaco e mi dimenticassi le parole, o potessi fargli fare brutta figura. Non c'era tempo per fare nessuna prova, né per ascoltarmi prima della trasmissione, Walter disse a Funari di non preoccuparsi e infatti tutto andò per il meglio, cantai: "Din, don dan", il pubblico applaudì e seppi che molte persone che mi conoscevano furono stupite e felici di vedermi in quella trasmissione che all'epoca aveva un grande successo.

Dall'originale si può ben capire che il tempo passa lasciando il segno...


sabato 13 aprile 2013

Paolo Casagrande

Giugno 2009 A casa di Paolo Casagrande durante le riprese del documentario sulla mia vita.

Un anno fa, il 10 aprile 2012, il caro amico Paolo Casagrande perdeva la vita in un tragico incidente cadendo da un albero mentre stava potando dei rami. Paolo era una persona molto cordiale e generosa, sempre pronto ad aiutare tutti; anch'io quando mi sono trovato in difficoltà e non avevo un posto dove andare a dormire sono stato ospite suo e della sua comunità per diversi mesi. Poi sono riuscito a ritornare nel mio appartamentino a Porta Calcinara e la grande stanza che i Sinti, nel loro villaggio, avevano destinato a me è diventata una chiesetta. 
Paolo era un uomo buono e giusto, la vita e la morte talvolta ci sorprendono nei momenti più inaspettati, non si è mai pronti a perdere o lasciare un amico, ma possiamo fare in modo d'avere le persone care sempre vicine, onorandole coi nostri ricordi. A. B.

Un articolo del 2007


martedì 9 aprile 2013

La libertà e l'amore come scelte ed esperienze di una vita

Un articolo da: "Confronto" scritto da Giorgio Bugliesi esattamente 20 anni fa.

Bei tempi, in quel periodo ero molto determinato ed interpretavo la mia esperienza di vita con molta intensità, sapevo di essere nel giusto e cercavo di trasmettere la mia voglia di vivere a tutti. Riuscivo a fare cose incredibili e mi sorreggeva una grande forza interiore.
Sono molto contento d'aver ritrovato questo articolo perché Bugliesi, qui, fa un ritratto di me molto preciso. Ero proprio così, o forse lo sono ancora adesso, anche se ho quasi 84 anni e le energie non sono più quelle di prima.
Ho ascoltato e parlato sempre con tutti e questa cosa ha arricchito molto il mio spirito, aiutandomi a superare i momenti difficili ed i giorni nei quali non ho nessuno vicino a me.
Mi piace essere un po' un saggio e un po' menestrello, effettivamente tanti giovani si avvicinano a me per confidarmi, le loro preoccupazioni per il futuro, i loro problemi familiari e le loro pene d'amore. Per tutti ho un consiglio, una parola di speranza, oppure una risposta inaspettata che li scuota un po'.
L'altra cosa interessante è che mi sto accorgendo, rileggendo quanto scrivevano su di me, è che l'embrione del titolo del mio primo libro, Libertà e Amore, era già presente tre anni prima della sua pubblicazione e non avrebbe potuto essere diverso.
Quando si dice il destino...

domenica 7 aprile 2013

Un barbone su internet


Ho avutola mia prima email grazie agli amici di Como nel 1997, poi per un paio d'anni ho avuto un sito gratuito tutto mio dove esponevo un po' quello che vi faccio vedere adesso in questo blog. Con l'aiuto del mio amico Walter, la persona alla quale ho affidato da tanti anni i miei ricordi, le mie poesie e diversi documenti, abbiamo ripreso a dare mie notizie su internet, anche perché alla mia età è più facile essere presente in questo modo che prendere un treno e fare tanta strada a piedi, come facevo fino a non molto tempo fa.
Questo non vuol dire che non possa capitarvi d'incontrarmi a Como e dintorni, a Varese, sulla riviera dei fiori, oppure a Milano e in tanti altri posti che ho sempre frequentato con piacere,
ma questo inverno ho preferito non muovermi da Pavia ed ancora sto aspettando che arrivi il bel tempo.
Vi ringrazio per interessarvi alle mie condizioni di salute, in tanti mi chiedete come sto.
Ho avuto una vita difficile che mi ha temprato il corpo e soprattutto lo spirito, forse è per questo che sono ancora forte e sto abbastanza bene, anche se ultimamente ho dei problemi 
di digestione, per questo mangio poco e sono un po' dimagrito.
Ho un po' ridotto tutte le mie attività, comprese quelle creative, se prima riuscivo a scrivere per diverse ore al giorno, adesso mi stanco gli occhi più facilmente, ma non vi preoccupate, ho ancora tante cose da dire e molte nuove poesie da farvi conoscere. Mi piacerebbe anche pensare a qualche bella filastrocca per bambini perché è a loro che noi poeti dobbiamo pensare. Purtroppo, non stiamo lasciando un bel mondo alle nuove generazioni, ma se riusciremo a fare vedere ai bambini che in ogni cosa c'è qualcosa di bello, forse riusciremo a dare loro la forza per essere migliori di noi e di farli combattere per un mondo più giusto.





sabato 6 aprile 2013

Sono il re dei barboni con l'hobby della poesia

Articolo risalente a parecchi anni fa sulla stampa di Legnano

UN ORIGINALE PERSONAGGIO AL CONCORSO TIRINNANZI

SONO IL RE DEI BARBONI CON L'HOBBY DELLA POESIA

Armando Bruzzesi, il “re dei barboni legnanesi” (come lui stesso si è definito), è anche un poeta. Ha partecipato infatti al concorso con tre liriche al premio Tirinnanzi organizzato dalla Famiglia Legnanese. Non ha vinto, ma le sue composizioni non sono state trascurate dalla giuria. <A me però non interessava vincere – dice Bruzzesi- Avrei devoluto il denaro in palio alla Caritas di Legnano, ai poveri ed ai carcerati>. Baffoni e barba, capellino di lana, risulta residente a Cerro Maggiore, ma è senza fissa dimora. <Dormo sotto un salice-confessa-ai bordi della strada sto bene e fa caldo come in casa>. Poi aggiunge con un'immagine poetica dal significato ermetico: <Un agnello con dodici teste di leone è accanto a me>.
Si definisce re, ma di quale regno? Lo possiamo leggere nella sua poesia “Re dei barboni” <Poeta pazzo grande artista-dice Bruzzesi-ma uomo! Emarginato, solo, vita d'umiliazioni e beffe, offre per un soldo la sua dignità di essere> <Esistrenza degradata tu conduci-continua la lirica-colpa o...



All'angolo della vita

Da: La Provincia di Como

In questo articolo del 2000, non si parla direttamente di me, anche se potete vedermi nella prima foto in alto a sinistra, ma di come tutti i cittadini italiani stiano diventando sempre più poveri. Questo argomento è ancora più attuale ai nostri giorni.


giovedì 4 aprile 2013

Il "re dei barboni" scrive poesie col gessetto sui marciapiedi

Un articolo firmato Gabriella Costalunga di quasi 25 anni fa



TORTONA - ..."Dimmi di un uomo la cui vita è andata distrutta e dirò mille ragioni per cui al suo posto potresti esserci tu..."

Il “re dei barboni” scrive poesie col 
gessetto sui marciapiedi

TORTONA - «Canto alla vita, a questa vita che il mondo butta via, come mozziconi di sigaretta, o che affoga negli urli degli stadi, nella violenza o nella droga. Continuerò a cantare nel mio andare randagio, emarginato e solo, beffato e umiliato». Si presenta così al suo interlocutore attirato soprattutto dalla sua poesia di viandante solitario, di menestrello instancabile della quotidianità che si affaccia al Duemila con occhi attenti ma un po' spauriti. E' quella quotidianità che è possibile ancora trovare dietro gli angoli delle nostre città, tra un marciapiede e l'altro;·è quella realtà che contraddistingue la società dei giorni nostri in cui lui, Armando Bruzzesi, 63 anni, è riuscito a ritagliarsi uno spazio tutto suo che fa di lui un personaggio in ogni senso. Non è un barbone qualunque ma, come tiene a precisare, il re dei barboni. Immediate e semplici le poesie che scrive e che poi lascia esposte sul marciapiede in attesa che qualcuno si fermi un attimo a leggere e a pensare. Lo ha fatto di recente anche a Tortona, una cittadina alla quale dice di essere particolarmente affezionato e dove ritorna, di tanto in tanto, a fare un giro. Figura minuta, barba lunga e capelli bianchi, occhi vivaci e fuggitivi: sono molti nella massa quelli che non riescono ad eludere lo sguardo di quest'uomo dall'aria quasi profetica. Così lui continua, recitando a memoria: «Canterò perché tu sei un re anche se barbone, in un mondo vuoto dove non c posto per i poeti, i santi e i sognatori. Tu, uomo bambino, in un mondo chiuso del tuo egoismo, irresponsabile...». Il suo passato resta avvolto nel mistero. Sappiamo solo che il «re dei barboni» è originario della Calabria dove ha vissuto durante l'infanzia e la giovinezza. Poi, forse una delusione amorosa, accompagnata da una forte ed irrefrenabile voglia di fuga e di cambiamento, gli ha fatto iniziare un nuovo cammino: la «via della strada e dell'arte di strada» che ben conoscono i madonnari, gli zampognari e tutti quelli che la gente comune guarda generalmente con diffidenza. «Da allora, non ho fatto che viaggiare - racconta - l'Italia la conosco tutta; strada facendo dal Sud sono risalito fin qui. Vado dove mi porta ilvento e adesso giro soprattutto in Piemonte poi, d'inverno, mi rintano a Milano dove ho un piccolo "rifugio". Queste poesie sono la mia vita, le ho presentate a diversi concorsi ai quali ho partecipato e sono stato chiamato pure in Tv, in emittenti private, e così in Rai, per raccontare la mia esperienza». Una vita di girovago, senza dubbio, piena di avventure, la sua. «Una notte, mentre dormivo alla stazione ferroviaria - dice - mi hanno rubato le scarpe». Per fortuna, però, non tutti i suoi incontri sono di questo tenore: «Ho avuto la fortuna di conoscere una persona che ha scelto trecento tra le poesie da me scritte in questi anni di "vagabondaggio", insieme ad altri componimenti e testi di canzoni. L'idea è quella di raccoglierle in un libro, il mio sogno nel cassetto. Ho già pronto il nome: "Libertà e Amore"». E' proprio vero che la vita è fatta degli incontri più incredibili, che spesso non mancano di lasciare un segno indelebile. Così è successo anche in quanti, dopo averlo incontrato e conosciuto, gli si sono affezionati come ad una sorta di saggio, iniziando a scrivergli centinaia di lettere. Tra di essi, la maggior parte è costituita da giovani con problemi di inserimento sociale e di emarginazione, ma altri invece sono degli anonimi ed insospettabili cittadini, quegli stessi che gli passano accanto di fretta e che non hanno neppure tempo per fermarsi a leggere e pensare. Quegli stessi che gli lasciano cadere qualche mille lire sulla frase che Armando ama lasciare impressa col gessetto sull'asfalto: «Dimmi di un uomo la cui vita è andata distrutta e ti dirò mille ragioni per cui al suo posto potresti esserci tu. Grazie>>. Gabriella Costalunga