mercoledì 17 aprile 2013

Poesie ad alta gradazione e uomini di valore

Un articolo di più di 20 anni fa

Ci sono stati momenti della mia vita in cui ero smarrito ed abbastanza dedito alla bottiglia, ma questo non vuol dire che l'alcool sia stata la mia fonte di ispirazione. Nella mia vita mi è capitato un po' di tutto; ho lasciato dietro di me quella rabbia che non mi faceva accettare molte situazioni negative che mi sono capitate. Adesso vivo con una diversa coscienza ciò che mi accade, pur restando deluso quando mi accorgo che l'amicizia viene tradita per motivi di superficialità o a causa dell'avidità.
L'altro giorno, volevo dare a Walter un rullo di pellicola da sviluppare perché lui mi aveva detto che voleva recuperare vecchie fotografie e documenti da inserire in questo blog. Mi ero ricordato che avevo ancora un negativo nella mia vecchia macchina fotografica che mi aveva regalato una ragazza a Como, così dopo aver cercato inutilmente la fotocamera, ho capito che mi era stata probabilmente sottratta da qualche "amico" che talvolta ospito o aiuto.
Quello che mi fa restare molto male non è il fatto d'essere stato privato di qualcosa che mi appartiene e che potrebbe essermi utile, ma l'idea che un amico abbia tradito la mia fiducia.
Perché mi rubano perfino i fogli dove sono scritte le mie poesie? O il mio taccuino degli appunti? Ho sempre donato qualsiasi cosa a chi me lo chiede, soldi, sigarette, vestiti; che cosa significa sottrarmi le mie carte o i miei ricordi, come se fossero reliquie? Certi oggetti non hanno alcun valore per gli altri, mentre per me significano tanto. Chiunque mi conosca sa bene che è sufficiente chiedere per ottenere. Non sono un uomo avido, non mi interessano i beni materiali, ma il rispetto tra le persone.
Nell'articolo del giornale che avete letto, si parla anche di quando sono stato ospitato da Funari, credo fosse qualche giorno prima di Natale, nel 1989, in quell'occasione Gianfranco chiese a Walter (lui me lo disse dopo) se poteva fidarsi a farmi cantare la mia canzone, perché temeva che io fossi ubriaco e mi dimenticassi le parole, o potessi fargli fare brutta figura. Non c'era tempo per fare nessuna prova, né per ascoltarmi prima della trasmissione, Walter disse a Funari di non preoccuparsi e infatti tutto andò per il meglio, cantai: "Din, don dan", il pubblico applaudì e seppi che molte persone che mi conoscevano furono stupite e felici di vedermi in quella trasmissione che all'epoca aveva un grande successo.

Dall'originale si può ben capire che il tempo passa lasciando il segno...


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