Statua della Regina Margherita di Savoia a Capo Sant'Ampelio a Bordighera
Il “re”
dei barboni e le sue poesie di strada
Armando
Bruzzesi vive sulla strada e scrive poesie. Le regala e spesso riceve
in premio poche lire che non ha mai chiesto. Ma lui si sente re e
quando lo invitano a bere un bicchiere di vino bianco su di una
terrazza sul mare si sente in dovere di fare il baciamano alle
signore. Uno strano nobile in una zona che ospita da sempre tante
teste coronate. Ma Armando Bruzzesi è soltanto...il re dei barboni.
E qualche volta i suoi “sudditi” lo derubano pure.
Bordighera.
La città delle palme, situata nell'estremo ponente ligure dove la
riviera dei fiori va ad abbracciare la Costa Azzurra francese, vanta
un passato di presenze di teste coronate e di una nobiltà europea
che dominò la vecchia Europa fno alla conclusione del primo
conflitto mondiale, quando guerre e rivoluzioni sconvolsero il mondo.
Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nostro, furono ben 38 le
teste coronate che soggiornarono nei maestosi <Palace- alberghi>.
La regina Margherita di Savoia, la cui statua di marmo bianco domina
dalla pineta di Capo Sant'Ampeliola vista sul mare aperto, scelse
Bordighera per venirvi a trascorrere gli ultimi anni di vita nella
villa che sorge lungo la strada Romana realizzata dalla colonia
inglese tra platani e vegetazione sub tropicale, una tenuta che la
speculazione edilizia non è ancora riuscita a distruggere.
Fa
quindi notizia, a Bordighera la presenza di un altro “re” un po'
insolito, visto che i suoi “sudditi” sono barboni. Secondo il
vocabolarioZingarelli <barbone> significa uomo dalla barba
lunga ed incolta, ma anche mendicante, pitocco, accattone, pezzente.
Il re dei barboni ha scelto dunque di proporre le sue poesie sul
selciato di Bordighera. Si chiama Armando Bruzzesi e la sua carta
d'identità recita così: nato il 17 gennaio del 1929, altezza un
metro e 77, capelli grigi, occhi castani, professione poeta, nato a
San Calogero in provincia di Catanzaro. E' sposato e separato, ha un
figlio colonnello medico. Deciso dichiara: <Sono nato nudo e nudo
voglio andare>, così dopo un'esperienza quale rappresentante di
commercio ha scelto il marciapiede, le notti trascorse su una
panchina o nelle stazioni ferroviarie. <Se anche dovessi diventare
ricco con la pubblicazione del mio libro di poesie non abbandonerò
mai la strada che è divenuta ormai la mia casa> .
Armando
Bruzzesi è stato proclamato re dei barboni, ma i suoi sudditi lo
derubano in continuazione. Quando dorme in una cabina telefonica, in
un androne, sulle panche di una “gare” ferroviaria ne
approfittano per portargli via le scarpe, i poch soldi raccolti
durante la proclamazione delle sue poesie. Trattasi di sudditi
irrequieti che sono prontissimi a riconoscergli lo scettro di re, ma
che pretendono qualcosa in cambio per sopravvivere.
E
qust'uomo, figlio di un carpentiere e di una casalinga, nato in
Calabria con altri sei fratelli e sorelle, ha dimenticato tutti, la
moglie e il figlio colonnello. Ora tutto ciò che ama e di cui ha
bisogno è la vita all'aria aperta, il “vantaggio” di non
conoscere la dichiarazione dei redditi “740”.
Quando
il sole va a tramontare dietro lo sperone roccioso delle Alpi
Marittime inabissandosi nelle acque della Costa Azzurra francese,
Armando Bruzzesi si presenta sul lungomare di Bordighera e con il
gesso traccia sull'asfalto infuocato le sue poesie. Con il gesso. Ed
attende che i turisti gettino nel cappello qualche monetina. Questo è
tutto quello che gli consente di vivere e di rivendicare il suo
ruolo di re dei barboni.
Ama
la pulizia, ogni mattina fa il bucato alle fontanelle pubblichedella
sua scarsa biancheria: una maglietta ed un paio di pantaloncini
corti. Ordine e pulizia: tanto per distinguersi dal mondo dei suoi
sudditi e propone il baciamano a chi gli offre un bicchiere di vino
bianco. O si è re o non lo si è. Ed Armando Bruzzesi che trova
ospitalità generosa al marina Beach e che si esibisce con Angelo, un
cantante che intrattene la clientela accompagnandolo con la chitarra,
rivendica con signorilità ottocentesca la sua presenza nell'elegante
e sofisticata Bordighera. Ospiti degli spazi che la società civile
lascia abbandonati al calar della sera, ma con molte cose da dire.
Lungo
i marciapiedi di Francia lo stesso mondo dei barboni, definiti
oltrefrontiera clochard (vagabondo) offre un giornale dal titolo
<Macadam journal> che sta a significare selciato, pietrisco.
Sintetizzando il grido dell'abbandono, la proposta di una situazione
che il cosiddetto mondo civile dimentica.
Giancarlo
Lora
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