mercoledì 24 aprile 2013

Poesia di strada a Bordighera

Statua della Regina Margherita di Savoia a Capo Sant'Ampelio a Bordighera



Il “re” dei barboni e le sue poesie di strada

Armando Bruzzesi vive sulla strada e scrive poesie. Le regala e spesso riceve in premio poche lire che non ha mai chiesto. Ma lui si sente re e quando lo invitano a bere un bicchiere di vino bianco su di una terrazza sul mare si sente in dovere di fare il baciamano alle signore. Uno strano nobile in una zona che ospita da sempre tante teste coronate. Ma Armando Bruzzesi è soltanto...il re dei barboni. E qualche volta i suoi “sudditi” lo derubano pure.
Bordighera. La città delle palme, situata nell'estremo ponente ligure dove la riviera dei fiori va ad abbracciare la Costa Azzurra francese, vanta un passato di presenze di teste coronate e di una nobiltà europea che dominò la vecchia Europa fno alla conclusione del primo conflitto mondiale, quando guerre e rivoluzioni sconvolsero il mondo. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nostro, furono ben 38 le teste coronate che soggiornarono nei maestosi <Palace- alberghi>. La regina Margherita di Savoia, la cui statua di marmo bianco domina dalla pineta di Capo Sant'Ampeliola vista sul mare aperto, scelse Bordighera per venirvi a trascorrere gli ultimi anni di vita nella villa che sorge lungo la strada Romana realizzata dalla colonia inglese tra platani e vegetazione sub tropicale, una tenuta che la speculazione edilizia non è ancora riuscita a distruggere.
Fa quindi notizia, a Bordighera la presenza di un altro “re” un po' insolito, visto che i suoi “sudditi” sono barboni. Secondo il vocabolarioZingarelli <barbone> significa uomo dalla barba lunga ed incolta, ma anche mendicante, pitocco, accattone, pezzente. Il re dei barboni ha scelto dunque di proporre le sue poesie sul selciato di Bordighera. Si chiama Armando Bruzzesi e la sua carta d'identità recita così: nato il 17 gennaio del 1929, altezza un metro e 77, capelli grigi, occhi castani, professione poeta, nato a San Calogero in provincia di Catanzaro. E' sposato e separato, ha un figlio colonnello medico. Deciso dichiara: <Sono nato nudo e nudo voglio andare>, così dopo un'esperienza quale rappresentante di commercio ha scelto il marciapiede, le notti trascorse su una panchina o nelle stazioni ferroviarie. <Se anche dovessi diventare ricco con la pubblicazione del mio libro di poesie non abbandonerò mai la strada che è divenuta ormai la mia casa> .
Armando Bruzzesi è stato proclamato re dei barboni, ma i suoi sudditi lo derubano in continuazione. Quando dorme in una cabina telefonica, in un androne, sulle panche di una “gare” ferroviaria ne approfittano per portargli via le scarpe, i poch soldi raccolti durante la proclamazione delle sue poesie. Trattasi di sudditi irrequieti che sono prontissimi a riconoscergli lo scettro di re, ma che pretendono qualcosa in cambio per sopravvivere.
E qust'uomo, figlio di un carpentiere e di una casalinga, nato in Calabria con altri sei fratelli e sorelle, ha dimenticato tutti, la moglie e il figlio colonnello. Ora tutto ciò che ama e di cui ha bisogno è la vita all'aria aperta, il “vantaggio” di non conoscere la dichiarazione dei redditi “740”.
Quando il sole va a tramontare dietro lo sperone roccioso delle Alpi Marittime inabissandosi nelle acque della Costa Azzurra francese, Armando Bruzzesi si presenta sul lungomare di Bordighera e con il gesso traccia sull'asfalto infuocato le sue poesie. Con il gesso. Ed attende che i turisti gettino nel cappello qualche monetina. Questo è tutto quello che gli consente di vivere e di rivendicare il suo ruolo di re dei barboni.
Ama la pulizia, ogni mattina fa il bucato alle fontanelle pubblichedella sua scarsa biancheria: una maglietta ed un paio di pantaloncini corti. Ordine e pulizia: tanto per distinguersi dal mondo dei suoi sudditi e propone il baciamano a chi gli offre un bicchiere di vino bianco. O si è re o non lo si è. Ed Armando Bruzzesi che trova ospitalità generosa al marina Beach e che si esibisce con Angelo, un cantante che intrattene la clientela accompagnandolo con la chitarra, rivendica con signorilità ottocentesca la sua presenza nell'elegante e sofisticata Bordighera. Ospiti degli spazi che la società civile lascia abbandonati al calar della sera, ma con molte cose da dire.
Lungo i marciapiedi di Francia lo stesso mondo dei barboni, definiti oltrefrontiera clochard (vagabondo) offre un giornale dal titolo <Macadam journal> che sta a significare selciato, pietrisco. Sintetizzando il grido dell'abbandono, la proposta di una situazione che il cosiddetto mondo civile dimentica.
Giancarlo Lora


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