sabato 20 aprile 2013

Barbone denunciato

Vent'anni fa, nel 1993, ero in giro per la città per scrivere le mie poesie sull'asfalto, mi fermano un paio di carabinieri  ed io reagisco in modo un po' brusco, ma senza offendere nessuno; dico semplicemente a questi ragazzi d'andare a zappare la terra.
Poi, come viene riportato nell'articolo, vengo denunciato e processato.
Mi erano già capitate altre volte situazioni di questo tipo, una volta, forse avevo bevuto un po', avevo dato uno spintone ad una guardia e poi mi sono risvegliato in prigione tutto pieno di dolori...





venerdì 19 aprile 2013

giovedì 18 aprile 2013

Un vecchio sogno diventato realtà

Voghera 1995

Ancora un articolo che racconta la mia storia, questa volta con un po' di cinismo finale. E' interessante vedere come ogni giornalista riporti ciò che più lo colpisce o che possa confermare una sua tesi personale. Rileggere oggi questi giornali mi fa uno strano effetto perché a volte sembra che non si parli nemmeno di me, pur essendo chiaro che tutti cerchino di cogliere più elementi possibili di una vita un po' sconclusionata, in un mondo dove i valori che contano diventano solo follia. Sono un uomo che ha fatto le sue scelte e che continuando a seguire i propri sogni è riuscito a costruire con questi sogni la propria realtà.
La libertà, l'amore, la purezza di spirito hanno un alto costo che io non ho mai avuto paura di pagare, pur di essere me stesso. I sogni si realizzano per chi ha la forza di crederci.

Libertà e Amore, il mio primo libro stampato per la prima volta nel 1996.






Pagliaccio

Rido salto canto
e faccio il pagliaccio
sono mascherato
ma so quello che faccio.

A.B.


mercoledì 17 aprile 2013

Vittima di un usurpatore

Ricollegandomi a quanto detto nel precedente post, ricordo quanto sono stato danneggiato nel momento in cui qualcuno mi ha sottratto l'agenda con gli indirizzi ed i contatti telefonici di amici e persone speciali che mi hanno sempre aiutato in vari modi, sia ospitandomi che offrendomi aiuti economici. Questa notizia veniva riportata già nell'articolo del giornale di Como che parlava di "poesie ad alta gradazione".
Ogni tanto si diffondono notizie strane sul mio conto, c'è chi si spaccia per me o mi vede nei posti più strani; una volta è stata detta perfino una messa in mio ricordo perché qualcuno aveva detto che ero morto...



Poesie ad alta gradazione e uomini di valore

Un articolo di più di 20 anni fa

Ci sono stati momenti della mia vita in cui ero smarrito ed abbastanza dedito alla bottiglia, ma questo non vuol dire che l'alcool sia stata la mia fonte di ispirazione. Nella mia vita mi è capitato un po' di tutto; ho lasciato dietro di me quella rabbia che non mi faceva accettare molte situazioni negative che mi sono capitate. Adesso vivo con una diversa coscienza ciò che mi accade, pur restando deluso quando mi accorgo che l'amicizia viene tradita per motivi di superficialità o a causa dell'avidità.
L'altro giorno, volevo dare a Walter un rullo di pellicola da sviluppare perché lui mi aveva detto che voleva recuperare vecchie fotografie e documenti da inserire in questo blog. Mi ero ricordato che avevo ancora un negativo nella mia vecchia macchina fotografica che mi aveva regalato una ragazza a Como, così dopo aver cercato inutilmente la fotocamera, ho capito che mi era stata probabilmente sottratta da qualche "amico" che talvolta ospito o aiuto.
Quello che mi fa restare molto male non è il fatto d'essere stato privato di qualcosa che mi appartiene e che potrebbe essermi utile, ma l'idea che un amico abbia tradito la mia fiducia.
Perché mi rubano perfino i fogli dove sono scritte le mie poesie? O il mio taccuino degli appunti? Ho sempre donato qualsiasi cosa a chi me lo chiede, soldi, sigarette, vestiti; che cosa significa sottrarmi le mie carte o i miei ricordi, come se fossero reliquie? Certi oggetti non hanno alcun valore per gli altri, mentre per me significano tanto. Chiunque mi conosca sa bene che è sufficiente chiedere per ottenere. Non sono un uomo avido, non mi interessano i beni materiali, ma il rispetto tra le persone.
Nell'articolo del giornale che avete letto, si parla anche di quando sono stato ospitato da Funari, credo fosse qualche giorno prima di Natale, nel 1989, in quell'occasione Gianfranco chiese a Walter (lui me lo disse dopo) se poteva fidarsi a farmi cantare la mia canzone, perché temeva che io fossi ubriaco e mi dimenticassi le parole, o potessi fargli fare brutta figura. Non c'era tempo per fare nessuna prova, né per ascoltarmi prima della trasmissione, Walter disse a Funari di non preoccuparsi e infatti tutto andò per il meglio, cantai: "Din, don dan", il pubblico applaudì e seppi che molte persone che mi conoscevano furono stupite e felici di vedermi in quella trasmissione che all'epoca aveva un grande successo.

Dall'originale si può ben capire che il tempo passa lasciando il segno...


domenica 14 aprile 2013

Conosci te stesso


17 

 Conosci te stesso poiché i più grandi tesori sono sepolti dentro di te.

A. B.


Voglio aggiungere un'altra nota del giorno: oggi, finalmente, è arrivata la primavera. 

sabato 13 aprile 2013

Al bivio su disegno del Maestro Guy De Jong

Disegno di Guy De Jong



AL BIVIO

Tutto ho lasciato
al bivio
della mia giusta scelta.

Armando Bruzzesi


Paolo Casagrande

Giugno 2009 A casa di Paolo Casagrande durante le riprese del documentario sulla mia vita.

Un anno fa, il 10 aprile 2012, il caro amico Paolo Casagrande perdeva la vita in un tragico incidente cadendo da un albero mentre stava potando dei rami. Paolo era una persona molto cordiale e generosa, sempre pronto ad aiutare tutti; anch'io quando mi sono trovato in difficoltà e non avevo un posto dove andare a dormire sono stato ospite suo e della sua comunità per diversi mesi. Poi sono riuscito a ritornare nel mio appartamentino a Porta Calcinara e la grande stanza che i Sinti, nel loro villaggio, avevano destinato a me è diventata una chiesetta. 
Paolo era un uomo buono e giusto, la vita e la morte talvolta ci sorprendono nei momenti più inaspettati, non si è mai pronti a perdere o lasciare un amico, ma possiamo fare in modo d'avere le persone care sempre vicine, onorandole coi nostri ricordi. A. B.

Un articolo del 2007


giovedì 11 aprile 2013

Pensare a se stessi


16 

 Pensare a se stessi non è un atto di egoismo bensì rispetto per il dono della vita.

A.B.

mercoledì 10 aprile 2013

Come ho conosciuto il re dei barboni

Montecatini 1986 Foto WDM


Nel 1984 avevo iniziato a documentare fotograficamente, in modo abbastanza sistematico, le rovine delle aree dismesse della zona Bovisa, a Milano. 
Mi divertiva scoprire nuovi panorami da: "The day after"; in più ero mosso dal tentativo di comprendere cosa significasse ritornare negli stessi luoghi abbandonati a distanza di tempo, in stagioni diverse e momenti diversi.

Questa ricerca personale porterà poi all'esposizione del mio lavoro in una mostra fotografica,  che avevo intitolato: "Dentro la Bovisa". Questa ricerca non è ancora terminata e conto di riprenderla nei prossimi anni, ritornando negli stessi luoghi per riprenderli nuovamente con tecniche diverse e portare a termine il mio progetto che sarà corredato da nuovi testi.
Durante una delle mie escursioni solitarie, alla ricerca di nuovi scorci e nuovi segni lasciati dal trascorrere del tempo, eravamo intorno al 1986, avevo incontrato per la prima volta Armando. Riporto di seguito il testo originale che scrissi all'epoca per registrare quell'incontro. WDM

20 dicembre 1990 Piazza Bausan, Milano Fotografia di Luca Pedroli.
Armando era tornato in Bovisa per visitare la mostra fotografica esposta in via Livigno ed in quella occasione conoscemmo Luca Pedroli che ci scattò delle fotografie.



INCONTRO IL RE DEI BARBONI

E' un caldo pomeriggio di fine agosto, scendo degli scalini e lascio il treno che mi ha portato a Milano alle mie spalle. Mi dirigo verso casa; a pochi passi dalla stazione c'è uno spiazzo assolato; procedo stancamente sotto il peso dei miei bagagli. Improvvisamente, da dietro un angolo del muro di cinta di una delle poche fabbriche ancora attive, compare un vecchio uomo abbigliato in modo eccentrico. Lo guardo e mi accorgo che si sta dirigendo verso di me. Siamo gli unici viandanti in un paesaggio deserto e desolato. L'uomo si muove con nervosismo; la mia attenzione si concentra sui suoi lunghi capelli argentei e su un grosso fiocco rosso da pittore che sboccia dalla sua folta barba bianca.
L'uomo si ferma davanti a me ed immediatamente mi chiede dove si trova il "Centro della Bovisa".
Le parole del vecchio giungono alle mie orecchie, ma la mia mente reagisce come se non riuscisse ad interpretare bene la sua domanda. Rimango stupito ed un po'confuso; è da più di due anni che compio dei movimenti concentrici in questa zona senza capire esattamente qual'è la mia destinazione.
Osservo ogni muro, ogni mattone, ogni spazio aperto che incontro, sono affascinato da questi luoghi dimenticati da tutti e da tutti volutamente ignorati.
Le industrie chimiche sorte alla fine del Milleottocento ed agli inizi del Millenovecento stanno crollando a causa delle condizioni d'abbandono in cui si trovano. Alcune sono già state demolite, le altre subiranno tra poco la stessa sorte. E' affascinante camminare tra le rovine della civiltà industriale; vengono alla mente molti pensieri; è un viaggio all'interno delle mie origini e della mia coscienza: la pace ed il silenzio degli spazi deserti consentono all'uomo di ritrovare se stesso.
La voce del vecchio risuona nell'aria ripetendo la sua arcana richiesta ed io abbandono l'immaginario percorso sviluppatosi nella mia mente, ma non riesco a trovare una risposta che possa soddisfare adeguatamente la sua bizzarra curiosità.
Ritenevo di conoscere la zona piuttosto bene, mi ero avventurato nelle stanze vuote di palazzi disabitati da decenni, avevo calpestato sentieri inesistenti che si addentravano nelle profondità di una vegetazione selvaggia cresciuta in un luogo da cui gli uomini si erano, un giorno, allontanati, proprio come se molti di loro fossero stati colpiti da qualche misteriosa epidemia.
Io, che avevo imparato a muovermi con sicurezza su pavimenti incrinati e scale pericolanti, non mi ero ancora chiesto quale potesse essere l'epicentro intorno al quale tutto questo degrado si muovesse ed intorno al quale io stesso ruotavo.
Può sembrare un paradosso, eppure, nonostante apparentemente nessuno entrasse in questi territori proibiti, si potevano riscontrare perennemente i segni di altre presenze.
Vengo riportato alla realtà dall'assurda fretta di un tipo bizzarro che pare essere soltanto una presenza anacronistica in un luogo dimenicato da tutti. Credo che anche questo uomo stia cercando qualcosa. Dice di essere un artista, ha con sè una borsa logora ed una cartelletta piuttosto ingombrante. Dall'insistenza con cui parla del "Centro della Bovisa” capisco che il mio interlocutore non deve avere le idee molto chiare. Sembra piuttosto deluso da ciò che vede, forse non si aspettava di trovare le rovine della civiltà industriale, bensì la piazza di un borgo medie vale mai esistito. Vorrei dirgli che si trova in una zona settentrionale di Milano, ma decido che, forse, è meglio indirizzarlo verso Piazza Bausan. Se ne va deluso, senza salutare. Io riprendo la mia strada senza curarmi più del destino del vecchio vagabondo. Il giorno seguente, una domenica, ritorno nei luoghi delle mie solite osservazioni. Cammino per le strade semideserte e sbudellate dai lavori in corso pensando ancora dove si possa collocare il centro della Bovisa. Mi chiedo se il centro geografico della zona corri sponda ad una via, una piazza, un edificio, una panchina o cos'altro.
Sto percorrendo Via degli Imbriani, incrocio alcuni passanti appena usciti da una gelateria. Nei loro volti leggo la soddisfazione di ritrovarsi insieme in un pomeriggio che si vorrebbe veder volgere in sera, per dimenticare in fretta una giornata anonima e vuota. Un uomo con un grambiule bianco e con un berretto dello stesso colore mi saluta e mi guarda con aria interrogativa da dietro un contenitore-frigorifero. "Pistacchio e nocciola, grazie".Dopodichè mi dirigo lentamente verso Piazza Bausan. All'angolo con la Via Mercantini mi fermo. Sul marciapiede c'è qualcosa scritto con dei gessetti colorati:

Attesa
Non dite che meglio sarebbe stato tenere le ricchezze nel cassetto.
Un bimbo grida e piange nella stalla.

Polvere e nuvole di fuoco nell'aria,
l'oro fonde e l'acqua bolle.
Un deserto di cadaveri viventi,
l'uomo grida e piange le ricchezze.

Ma contro i cavalieri, dodici pescatori, con quaranta spade di stoffa
ed armature di cenci, guidati da una colomba combattono per noi.

Un re, con una bandiera di un sol colore canta una vecchia canzone
e la canzone è amore.

Vicino a questa poesia ce n'è un'altra, alcune parole sono un po' cancellate, ma è comunque leggibile.

Silenzio
Silenzio.
Una Parola misteriosa, quasi magica.
Infiniti significati sono nascosti dietro ad un silenzio:
un consenso, un rifiuto,
una promessa per l'eternità.
Un silenzio può dire più di mille parole
per chi sa e vuole ascoltare.
Si può far sognare con un silenzio.
Ma si può anche far morire.

E noi col nostro silenzio abbiamo ucciso un amore.

Alzo gli occhi dall'asfalto, accanto a me si è fermato un uomo anziano. Legge molto attentamente "Silenzio" e poi si sposta per vedere meglio le parole che compongono "Attesa".
Attraverso la strada, un cartello avverte i cittadini che quando saranno terminati gli scavi e la posa di certe condutture tutti potranno beneficiare di un servizio moderno, in quanto poco inquinante. E pensare che a poche centinaia di metri da qui nessuno sembra essersi mai preoccupato di danneggiare
l'ambiente.I marciapiedi, così ridotti, consentono il passaggio di una sola persona alla
volta, poco più avanti, dove lo spazio è maggiore qualcuno ne ha subito approfittato per scrivere qualcosa per terra:

Tamburi suonano a festa
Nel gran silenzio suonava un violino
è festa, è nato Gesù Bambino.
Casca l'Impero Romano cascano tutti gli imperi.

Frugo nello zaino che contiene le mie macchine fotografiche, finalmente riesco a recuperare dal fondo un quaderno sul quale trascrivere le poesie di un uomo che credo di conoscere.
Già domani questi versi non ci saranno più; nonostante non ci sia molto spazio per camminare, la gente non li calpesta, ma questa sera probabilmente pioverà.

Milano 1988, WDM

Walter e Armando Foto di Luca Pedroli

martedì 9 aprile 2013

Alba e Tramonto



Villapia (già Tiracoda) di Parabiago, Mi 1990


Alba e Tramonto

Sto camminando per strada
davanti a me tenendosi per mano
aggrappato al nonnino
cammina un bambino.

Si fanno compagnia.

Il piccolo si guarda intorno
serenamente
non conosce il suo avvenire.

Il vecchio invece
procede a passo lento
lo sguardo triste e rassegnato
a lui la vita
già tutto ha donato.

Gli resti solo tu piccolino
per questo ti guarda
come un tenero pulcino.

Ed io pur vecchio da lontano
li guardo camminare

la mano nella mano
e nel cuore mi sale tanta tenerezza
una lacrima negli occhi
e col pensier vi mando una carezza.

Armando Bruzzesi


Note sulla fotografia Alba e Tramonto di WDM_Photo.
Eravamo intorno al 1990, per dirlo con precisione dovrei recuperare il mio archivio dei negativi, a quell'epoca conoscevo Armando già da circa cinque o sei anni, lui aveva scritto da poco una poesia che mi sembrava un po' troppo sentimentale, ma che adesso apprezzo molto per la sua capacità di evocare un'immagine molto precisa. Proprio questa immagine presentata dalla poesia rende poco credibile la fotografia che ho scattato a Villapia; mi rendo conto che la figura del bambino avrebbe dovuto essere molto più minuta ed incerta sulle gambe, ma Armando che in quel periodo frequentava molto la casa del fratello, ci teneva molto ad essere ripreso insieme a suo nipote più piccolo che era già abbastanza grande per non suscitare quel senso di tenerezza che avrebbe voluto rendere la poesia.
Sempre a Villapia, ho scattato una fotografia interessante che potremmo accompagnare a "Piccola stanza", un'altra sintetica piccola storia che racconta della stanza e dei sentimenti che qui provava Armando nel piccolo locale che il fratello muratore gli aveva offerto nel sottotetto della casa in cui abitava con i suoi figli.
"Alba e Tramonto" è tratta dalla raccolta di liriche intitolata "Sogno e Preghiera".

Armando e suo nipote Jimmy

La libertà e l'amore come scelte ed esperienze di una vita

Un articolo da: "Confronto" scritto da Giorgio Bugliesi esattamente 20 anni fa.

Bei tempi, in quel periodo ero molto determinato ed interpretavo la mia esperienza di vita con molta intensità, sapevo di essere nel giusto e cercavo di trasmettere la mia voglia di vivere a tutti. Riuscivo a fare cose incredibili e mi sorreggeva una grande forza interiore.
Sono molto contento d'aver ritrovato questo articolo perché Bugliesi, qui, fa un ritratto di me molto preciso. Ero proprio così, o forse lo sono ancora adesso, anche se ho quasi 84 anni e le energie non sono più quelle di prima.
Ho ascoltato e parlato sempre con tutti e questa cosa ha arricchito molto il mio spirito, aiutandomi a superare i momenti difficili ed i giorni nei quali non ho nessuno vicino a me.
Mi piace essere un po' un saggio e un po' menestrello, effettivamente tanti giovani si avvicinano a me per confidarmi, le loro preoccupazioni per il futuro, i loro problemi familiari e le loro pene d'amore. Per tutti ho un consiglio, una parola di speranza, oppure una risposta inaspettata che li scuota un po'.
L'altra cosa interessante è che mi sto accorgendo, rileggendo quanto scrivevano su di me, è che l'embrione del titolo del mio primo libro, Libertà e Amore, era già presente tre anni prima della sua pubblicazione e non avrebbe potuto essere diverso.
Quando si dice il destino...

lunedì 8 aprile 2013

Il frate e il calzolaio (Basta sprechi)



Questo è un vecchio disegno che feci tanti anni fa. Non so nemmeno io come sia riuscito a fare un lungo viaggio nel tempo a bordo di una pellicola piana di 4 pollici per 5 un po' graffiata ed arrivare fin qui  per noi, uomini che abbiamo conosciuto il benessere, ora che ci ritroviamo, tutti, un po' più poveri.
Questa è la spiegazione che davo di quello che avviene in questo quadretto d'altri tempi:


"In un mondo in cui tutto ciò che è consumato, rotto, o semplicemente in surplus è gettato via, un artigiano ha sistemato dei bottoni metallici sotto una suola logora.
Il frate si reca dal calzolaio per ritirare i propri sandali riparati in tal modo e si complimenta con l’uomo per il lavoro svolto. Per il frate quel calzolaio è un artista poiché ha compreso che lo spreco è un grave peccato.
Oggi buttiamo senza rimorso il pane avanzato dimenticando che potrebbero tornare presto momenti difficili in cui potremmo faticare a trovare di che vestirci e di che sfamarci".
Armando Bruzzesi



Campanile e Torre di Pavia



Turrite elevazioni intorno al sole
sopra la nebbia che ristagna a terra.
Invito all'alto che più spazio vede
ed alle case lassù promesse.
Indicazioni di tentazione ambita
a superare il limite morale.

A. B.


In questa foto scattata da WDM_Photo il 14.02.2013, sono a Pavia, nel centro storico, in prossimità dell'antica porta romana fortificata chiamata Porta Calcinara.

domenica 7 aprile 2013

Ascolto


15 

Oggi scelgo d'ascoltare la melodia del mio essere interiore.
Armando nel 2002 a Varese. WDM_Photo


Un barbone su internet


Ho avutola mia prima email grazie agli amici di Como nel 1997, poi per un paio d'anni ho avuto un sito gratuito tutto mio dove esponevo un po' quello che vi faccio vedere adesso in questo blog. Con l'aiuto del mio amico Walter, la persona alla quale ho affidato da tanti anni i miei ricordi, le mie poesie e diversi documenti, abbiamo ripreso a dare mie notizie su internet, anche perché alla mia età è più facile essere presente in questo modo che prendere un treno e fare tanta strada a piedi, come facevo fino a non molto tempo fa.
Questo non vuol dire che non possa capitarvi d'incontrarmi a Como e dintorni, a Varese, sulla riviera dei fiori, oppure a Milano e in tanti altri posti che ho sempre frequentato con piacere,
ma questo inverno ho preferito non muovermi da Pavia ed ancora sto aspettando che arrivi il bel tempo.
Vi ringrazio per interessarvi alle mie condizioni di salute, in tanti mi chiedete come sto.
Ho avuto una vita difficile che mi ha temprato il corpo e soprattutto lo spirito, forse è per questo che sono ancora forte e sto abbastanza bene, anche se ultimamente ho dei problemi 
di digestione, per questo mangio poco e sono un po' dimagrito.
Ho un po' ridotto tutte le mie attività, comprese quelle creative, se prima riuscivo a scrivere per diverse ore al giorno, adesso mi stanco gli occhi più facilmente, ma non vi preoccupate, ho ancora tante cose da dire e molte nuove poesie da farvi conoscere. Mi piacerebbe anche pensare a qualche bella filastrocca per bambini perché è a loro che noi poeti dobbiamo pensare. Purtroppo, non stiamo lasciando un bel mondo alle nuove generazioni, ma se riusciremo a fare vedere ai bambini che in ogni cosa c'è qualcosa di bello, forse riusciremo a dare loro la forza per essere migliori di noi e di farli combattere per un mondo più giusto.





sabato 6 aprile 2013

Sono il re dei barboni con l'hobby della poesia

Articolo risalente a parecchi anni fa sulla stampa di Legnano

UN ORIGINALE PERSONAGGIO AL CONCORSO TIRINNANZI

SONO IL RE DEI BARBONI CON L'HOBBY DELLA POESIA

Armando Bruzzesi, il “re dei barboni legnanesi” (come lui stesso si è definito), è anche un poeta. Ha partecipato infatti al concorso con tre liriche al premio Tirinnanzi organizzato dalla Famiglia Legnanese. Non ha vinto, ma le sue composizioni non sono state trascurate dalla giuria. <A me però non interessava vincere – dice Bruzzesi- Avrei devoluto il denaro in palio alla Caritas di Legnano, ai poveri ed ai carcerati>. Baffoni e barba, capellino di lana, risulta residente a Cerro Maggiore, ma è senza fissa dimora. <Dormo sotto un salice-confessa-ai bordi della strada sto bene e fa caldo come in casa>. Poi aggiunge con un'immagine poetica dal significato ermetico: <Un agnello con dodici teste di leone è accanto a me>.
Si definisce re, ma di quale regno? Lo possiamo leggere nella sua poesia “Re dei barboni” <Poeta pazzo grande artista-dice Bruzzesi-ma uomo! Emarginato, solo, vita d'umiliazioni e beffe, offre per un soldo la sua dignità di essere> <Esistrenza degradata tu conduci-continua la lirica-colpa o...



All'angolo della vita

Da: La Provincia di Como

In questo articolo del 2000, non si parla direttamente di me, anche se potete vedermi nella prima foto in alto a sinistra, ma di come tutti i cittadini italiani stiano diventando sempre più poveri. Questo argomento è ancora più attuale ai nostri giorni.